Fare pace con sé stessi
Compleanni e puntate speciali: un pezzo retrospettivo per fare pace con me stesso - e annunciarvi che ACPQC? si prende due settimane di ferie
Mentre uscivano i pezzi speciali Olimpiadi e i nomi di sprinter, fondisti, mezzofondisti si rincorrevano tra le righe di questa newsletter (trovate la rassegna completa in fondo), io mi dimenticavo di alcune cose importanti: A cosa penso quando corro? ha compiuto due anni; A cosa penso quando corro? ha superato la puntata numero 100.
100!
Mi ha sempre fatto sorridere questo fatto di dover celebrare la puntata numero 100, o il 100 come numero in senso ampio. Quante gare di corsa acquistano prestigio per il solo fatto di fregiare il proprio nome con il numero 100: l’unità di misura che accompagna il nome è niente più che un supplemento, basta quel cento a dare gravitas all’intera faccenda! La 100 chilometri del passatore, le varie 100 miglia che si corrono negli Stati Uniti; i 100 metri su cui stabiliamo chi sia l’essere umano più veloce del mondo.
Tra i tanti significati che può avere il numero 100 credo che ce ne sia uno particolarmente buffo legato all’idea di fine: dopo il 100 non c’è niente. Risale ai ricordi dell’infanzia - forse alla prima elementare - quando io e diversi dei miei compagni di scuola eravamo saldi nella convinzione che il 100 fosse una specie di limes invalicabile e che saper contare fino a questa cifra esaurisse lo scibile in campo matematico. Sì, ora che ci penso, il ricordo del primo vero obiettivo che mi sono concretamente imposto nella vita è stato: devo assolutamente imparare a contare fino a 100. Dopo un rigoroso allenamento condotto pomeriggio dopo pomeriggio insieme ai compagni di classe (tutti maschi, tutti in rigorosa competizione), ci avviciniamo alla maestra, cominciamo a snocciolare numeri come le Ave Maria di un rosario, e pretendiamo in speranzoso silenzio il nostro Nobel per la fisica (o la beatificazione, in seguito al martirio autoinflitto di mandare a memoria tutti quei numeri).
Quindi, visto che tutto questo fatto del 100 come fine mi deve essere rimasto incollato come mucillagine dell’Adriatico alle caviglie: niente celebrazione speciale per la puntata numero 100. Mi limiterò a linkare l’episodio incriminato: se ho fatto bene i conti dovrebbe essere questo.
Macchina del tempo
Invece, se leggessimo il rapporto tra me e la mia newsletter secondo la più telefonata delle analogie - quella padre-figlio - se ne potrebbe concludere che sono un pessimo genitore.
Fatto sta che l’11 agosto 2022 (un giovedì) usciva la prima puntata di A cosa penso quando corro? Il giorno dell’uscita ho racimolato la bellezza di cinque iscritti - purtroppo non ho a disposizione il dato corretto perché nel frattempo c’è stato un salto di piattaforma, e le cifre dei primi giorni sono fossilizzate nel numero di iscritti che avevo a dicembre 2022.
Trovando il coraggio di rovistare in mezzo a quello che scrivevo all’epoca vengono fuori cose interessanti. I sottotitoli delle puntate avevano una forma standard e fissa, che andava riempita di volta in volta. Raccoglievano una serie di metriche: davo indicazione di quella che sarebbe stata la mia prossima gara di corsa e del numero totale di chilometri percorsi durante la preparazione fino a quel momento.
La prima grande promessa fatta durante la prima puntata è andata a farsi benedire quasi subito:
Se ti interessa provare a entrare per non più di 5 minuti alla settimana (promesso) nella testa di una persona che corre e che pensa a una serie di cose più o meno generaliste che da oggi si sforzerà di rielaborare, allora “A cosa penso quando corro” potrebbe essere una lettura quanto meno gradevole.
Sui 5 minuti mi sono fatto prendere un po’ la mano. Sul resto della dichiarazione di intenti per ora lascio perdere, ci arriviamo dopo.
A proposito del titolo
Solo per il titolo ci sarebbe da scrivere una puntata apposita.
Nell’élan vital in cui è nata la newsletter - uno di quei sonni della ragione in cui sicurezza di sé e sconosciuti con 10 milioni di follower che cercano di convincerti che nulla può andare storto nel mostrare online il frutto del tuo lavoro prendono il tè insieme - trovare un titolo era un enorme punto di frizione. Ho optato per andare con il flow, senza pensarci troppo - che sennò il progetto si sarebbe subito arenato. Titolo, titolo, titolo, fammi pensare. Perché non qualcosa di dotto, per darsi un tono, per esempio da un libro? E perché non il libro più celebre e celebrato sul glorioso sport della corsa su lunga distanza, L’arte di correre di Murakami? La mia copia di L’arte di correre - che poi, mia, di mio fratello - è reduce come uno qualsiasi dei miei libri di un trattamento a base di orecchie e sottolineature, che utilizzo per saltare velocemente alle parti che mi interessano in caso di rilettura (scusa Luca).
La prima orecchia che trovo rimanda a questa frase. Riporto l’estratto - sempre citato nell’incipit della prima puntata di ACPQC?
Ogni tanto qualcuno mi chiede a cosa penso mentre corro. Le persone che mi fanno questa domanda di solito non sanno cosa sia la corsa su lunga distanza. Comunque, ogni volta che me lo chiedono vi rifletto profondamente. Già, a cosa penso mentre corro? Se devo essere sincero, non me lo ricordo nemmeno io.
A distanza di due anni esatti, mi rendo conto che A cosa penso quando corro? è un nome che contravviene a tutte le regole di buon senso che dovrebbero regolare la scelta di un titolo per una pubblicazione. Non è corto, non è memorabile, l’acronimo ACPQC? è impronunciabile e indecifrabile; non è nemmeno poi così aderente alla realtà di quello che scrivo.
Però mi ci sono affezionato - e spero vi ci siate affezionati un po’ anche voi.
Corsa, corse
Di quello che scrivo, che scrivevo, che vorrei o che forse dovrei scrivere ne ho parlato tante volte. Questa volta partiamo dall’inizio: sarò brutalmente - forse troppo - onesto.
La situazione sportiva in cui mi trovavo quando ho cominciato a scrivere ACPQC? è molto diversa da quella in cui mi trovo due anni dopo. La corsa era il mio sport e pensavo non me ne sarei mai separato: mi fregiavo di un discreto tempo di debutto in maratona ed ero ancora convinto che la vita di un buon podista amatoriale fosse un’autostrada a sei corsie dove a un certo punto si scende sotto il muro delle tre ore. Lì per lì l’equazione era abbastanza semplice. Un sacco di persone corrono, io corro più veloce di molte di loro e per di più mamma e papà dicono che sono bravo a scrivere: posso usare la newsletter per cominciare a dispensare consigli di vita parlando a una nicchia molto ampia di gente, che si iscriverà foraggiando il mio ego smisurato da runner! Un genio! (Spoiler: no). La mia vita da running influencer wannabe che racconta di come amare il processo, come un allenamento casual da 25 chilometri (yawn…) gli abbia cambiato la vita, o si riempie la bocca di comfort zone e tutte quelle stronzate è ancora lì, mai modificata di una virgola: pienamente accessibile a tutti. Servitevi pure, fate pure il bagno in questa puzzolente vasca di cringe.
Per fortuna le cose cambiano (e cambiano in fretta). Chi mi segue dall’inizio si ricorderà di quando, dopo gli inizi sui toni infausti del self help a tema podistico, avessi incominciato a scrivere di tutto tranne che di corsa, e A cosa penso quando corro? era diventata in fretta niente più che un escamotage narrativo per parlare di quello di cui mi andava di parlare (com’è che era la dichiarazione di intenti? «una serie di cose più o meno generaliste», brividi di freddo lungo la schiena). La verità è che il self help è una merda: quello a tema corsa, poi, è uno shitshow dei peggiori. Ci si stufa alla svelta.
Poi, più o meno tra ottobre e novembre del 2023 ho preso la decisione (questa volta definitiva) di parlare solo di corsa, ma in modo diverso rispetto agli inizi. Ho cominciato a tirare dentro il commento a qualche gara, a raccontare la storia di qualche personaggio; a guardare in maniera più critica e costruttiva al modo in cui io stesso (che stavo preparando una gara per me importante) vivevo e affrontavo la corsa - in definitiva, prendendomi molto meno seriamente. Ho cercato di ritagliarmi una nicchia diversa. E nonostante si fosse creata questa pace interiore sul tema da trattare, ancora non riuscivo a venire a patti con il fatto che in un unico spazio potessero coesistere voci diverse e sguardi diversi, in parte riferiti alla mia esperienza personale, e in parte derivati da quello che succedeva nel Mondo dello sport, là fuori. Non ci vedevo coerenza, mi vergognavo per la moltitudine di cappelli diversi che serve indossare per parlare di tutte queste cose - mi sono anche messo nei panni di un lettore, preso in mezzo al delirio schizoide di un pazzo.
Ma anche queste asperità, pian piano si è appianata. Con il tempo ho fatto pace con il fatto che questo spazio può essere un bacino di raccolta di tante cose sulla corsa, intesa come sport (vedi la serie dedicata alle Olimpiadi), intesa come fatto culturale (vedi gli episodi di intersezione con Storie di Corsa, il mio podcast), intesa come fatto sociale ed economico (vedi gli episodi sulla sostenibilità ambientale della corsa e sui dati degli smartwatch), intesa come fatto introspettivo. Come dice Zadie Smith in un bel passaggio su Obama nella sua raccolta di saggi e interventi Cambiare Idea, acquisire nuove voci non è un torto che si fa ad alcuna voce originale:
La storia che racconta lui non è la vecchia tragedia di chi acquisisce una voce nuova, e falsa, a scapito di una vera. La storia che racconta lui parla solo di un’addizione. La sua è la storia di un uomo che possiede veramente molte voci. Se ha una morale, è che un uomo deve essere fedele alla sua identità, al plurale.
E questo è un po’ il sugo di tutta la storia. Finora.
ACPQC? va in ferie
Agosto è il mese in cui finiscono le stagioni; settembre è il mese in cui ripartono. Dopo avervi tenuto compagnia per la prima parte del mese con gli speciali sulle Olimpiadi, che spero vi siano piaciuti, è tempo di fare stop.
Per la prima volta in due anni sento che c’è bisogno di un paio di domeniche di pausa. Le nuove uscite torneranno domenica 8 settembre. Non è detto che non ci sentiamo anche prima con raccolte di episodi random dal passato o dagli scorsi mesi!
Hai suggerimenti o consigli per ACPQC?
C’è qualcosa che vorresti vedere più spesso su ACPQC?
Questo periodo di pausa sarà il momento giusto per fare mente locale e arrivare con nuove idee. I modi sono sempre gli stessi: rispondi a questa mail, commenta, scrivimi sui social (sotto ci sono i link)!
Gli episodi di quest’estate
Da Atene 1896 a Parigi 2024
Speciale Olimpiadi
🏃🏻♂️ Ti è piaciuta A cosa penso quando corro? Come puoi sostenere il progetto
Se non lo hai ancora fatto, iscriviti alla Newsletter: ogni iscrizione è importante, mi motiva a credere in questo progetto.
Condividi A cosa penso quando corro? con amici, parenti, contatti, su Instagram, Twitter, Facebook, in un balletto su TikTok. Vedi tu!
Il Podcast Storie di Corsa: lo ascolti qui
Anche un like o un commento alla puntata sono utili!
Il mio profilo Instagram: @ban.zo_
Il mio profilo Strava: Lorenzo Bandini
Se questa puntata ti è piaciuta e ti va di sostenere questo progetto, sostieni A cosa penso quando corro? letteralmente al prezzo di un caffè al bar.