Organizzare una gara di corsa, oggi
A tu per tu con gli organizzatori di alcune gare italiane e internazionali: come si regola il settore? Cosa cerchiamo noi runner nelle gare di corsa? Come si attirano i podisti? E gli atleti élite?
Buongiorno a tutte e tutti!
La sentite questa aria frizzantina, questo freschino mattutino? Siamo ufficialmente nel cuore dell’autunno dei podisti!
Intanto, come sempre, la rituale presentazione: A Cosa Penso Quando Corro? è uno spazio in cui si parla di running, come sport da guardare, come sport da praticare; come fatto sociale, economico, culturale e introspettivo.
E che esce ogni due domeniche alle 10 del mattino.
Per recuperare le puntate precedenti potete consultare l’archivio di ACPQC?
ACPQC? è e sarà sempre gratuita, ma scriverla mi prende tanto tempo e tante energie. Se proprio ti piace da matti e vuoi supportare il mio lavoro puoi offrirmi un caffè.

La puntata è lunghissima: per cui qui c’è un indice per muoversi più velocemente tra i vari capitoli.
Intro. Ritorno alla base
Fare una gara di corsa
I percorsi
Dimmi che colore hai e ti dirò chi sei
Dalle label World Athletics alle Major Marathons
E in Italia?
Marketing Podistico
Velocità: il lato sportivo della corsa
Turismo sportivo: il rapporto con i territori
Quali sono i must richiesti dai podisti?
Ci stiamo perdendo qualche opportunità?
E gli élite?
Ma! C’è sempre un ma: ancora sulle minacce all’ambiente
Nota Bene 1: La mail potrebbe essere troncata vista la lunghezza. In ogni caso, puoi accedere a tutte le puntate di A Cosa Penso Quando Corro? anche attraverso questo link che rimanda alla pagina principale del blog.
Nota Bene 2: Le gare e le aziende menzionate non sono sponsorizzate in questa newsletter. Non ho ricevuto nessun tipo di compenso per inserirle all’interno della puntata. Anzi, ringrazio tutti gli organizzatori per la disponibilità sconfinata nello scambiare quattro chiacchiere con me!
Intro. Ritorno alla base
Da ormai quattro anni, per me la seconda domenica di novembre vuol dire prendere il treno da Milano a Ravenna per correre la Maratona o la Mezza Maratona di casa - sta tre a uno per la 21k. La buona notizia è che sì, anche quest’anno correrò. Mi solleva dirlo, dopo che gli ultimi 12 mesi sono stati travagliati da una tendinite all’Achille destro (nome molto poco tecnico): un dolore pungente che dalla caviglia si irradia al tallone, dall’esatto momento in cui il piede tocca il pavimento, al mattino, fino alla sera all’ora della nanna. Come un’ombra, il dolore se ne sta lì, ogni giorno, tutto il giorno. L’unica attività che ho potuto fare per quasi nove mesi è stata nuotare.
Poi, grazie alle mani sapienti di fisioterapisti e osteopati divisi tra Milano e Ravenna, finalmente il dolore si è dissolto, come un’aspirina immersa in un bicchiere troppo vuoto che improvvisamente fosse riempito con una bella caraffa d’acqua fresca.
Il modo in cui ho approcciato l’avvicinamento a questa gara è stato un bel mix tra emotività pura e un approccio cerebrale all’allenamento. Lungi dal farne un manuale su come correre una mezza maratona, magari a qualcuno può interessare la particolare vicenda di come ho affrontato il recupero dal mio infortunio e mi sono fatto trovare pronto ad affrontare una 21 chilometri.
Tra le tante cose che succedono il weekend della gara, il viaggio all’Expo per recuperare pettorale e pacco gara è uno dei momenti topici. Per un podista tendenzialmente solitario e mattiniero come me - aduso a correre prestissimo sia che sia estate, sia in inverno, quando è buio e ci sono 3 gradi - l’Expo è il luogo dove finalmente riconosco tanti miei simili. Esistono davvero! Spuntano dalla foschia autunnale che incornicia come se fosse una quinta teatrale il profilo della zona industriale di Ravenna - quella di Deserto Rosso di Antonioni, per capirci. Portano enormi buste di plastica a tracolla, insieme a delle buste di carta. Le buste sono i pacchi gara, e dentro agli involucri cartacei ci sta il segno definitivo dell’atleta: il pettorale.
Fare una gara di corsa
All’Expo, nel labirinto degli espositori - sponsor, help desk, lettini dei massaggiatori, quelli che vendono le scarpe, quelli che vendono i gadget, quelli che vendono gli integratori, campioni omaggio di creme per il recupero muscolare - ho avuto modo di conoscere una serie di persone che gravitano attorno al mondo dell’organizzazione delle gare di corsa, dai rappresentanti di gare italiane ed europee a enti di promozione territoriale. Si ritagliano il loro spazio agli expo delle tantissime gare amiche in giro per l’Italia per pubblicizzare la propria gara attraverso il medium più impattante: il passaparola. Ti ritrovi in un mercato di volantini, brochure e tagliandi, dove con varie tecniche persuasive ogni organizzatore prova a convincerti a partecipare alla sua gara.
«Sei già segnato per la Maratona di Roma a fine marzo? Fantastico! tre settimane prima c’è la nostra Mezza Maratona, vieni a farti un super allenamento, così a Roma farai il personale».
«Viaggetto con la famiglia? Portali tutti alla nostra gara, mentre tu corri loro si godono il paesaggio».
«Non hai idea di che bella sia la zona in cui si fa la nostra Maratona, e poi si mangia benissimo».
Al di là delle battute, queste persone sono bravissime. Lavorano alacremente per qualcosa in cui credono, e la ciliegina sulla torta della miriade di aspetti burocratici, tecnici e pratici necessari alla riuscita della gara è la comunicazione. Ho chiacchierato con tanti di questi rappresentanti di corse italiane ed europee per provare a capire qualcosa di più su quello che c’è dietro l’organizzazione di un grande evento sportivo come una gara di corsa su strada. Quale tipo di lavoro è richiesto? Quali sono le sfide? Quali sono le aspettative dei runner da un lato, e dei local sul territorio che ospita la gara dall’altro? Quali opportunità ci sono per il settore?
Mettere insieme qualche decina di persone che corrono da un punto A a un punto B è un conto. Organizzare una gara capace di attrarre podisti nazionali e internazionali, ripetendo il risultato nel tempo e andando a scalare per numero di partecipanti, peso sportivo, economico e sociale dell’evento è un’altra cosa.
Come si perseguono questi obiettivi?
Dimmi che colore hai e ti dirò chi sei
Partiamo dalle basi: in che tipo di gara ci troviamo? Qual è la rilevanza nazionale (ed eventualmente internazionale) dell’evento sportivo al quale stiamo per partecipare? Un primo indicatore dello status di un evento podistico ce lo danno questi quattro badge colorati qui sopra. Le quattro label sono l’ultima evoluzione di un programma lanciato nel 2008 dalla World Athletics (all’epoca si chiamava ancora IAAF) per il riconoscimento di quelle gare su strada che si distinguono per eccellenza organizzativa e alti standard a livello sportivo. Stando al Regolamento ufficiale:
Le label denotano inoltre standard superiori nell'organizzazione dell'evento, nella sicurezza e nell'esperienza dei corridori; supporto da parte delle autorità pubbliche per l'evento; e un impegno finanziario contro il doping1.
E si aggiunge:
Le label élite, gold e platinum indicano inoltre l’esistenza di una competizione professionistica di livello mondiale2.
Mentre l’ingresso nel sistema World Athletics Label (badge verde) è relativamente semplice - oltre al rispetto di minimi standard e all’accertamento di almeno due edizioni consecutive della gara negli anni immediatamente precedenti all’accreditamento si richiede un contributo di 3000 dollari per la Maratona e di 1200 dollari per ogni altra distanza registrata - i salti ai livelli successivi non sono uno scherzetto. Con l’ingresso in ognuna delle categorie si sottoscrive un accordo per un supporto finanziario e operativo all’Athlete Integrity Unit (AIU) - principalmente per favorire i controlli antidoping3.
Dalle label World Athletics alle Major Marathons
Mano a mano che si sale di livello, i criteri per lo scatto si fanno sempre più stringenti a livello sportivo, economico e in materia di controlli antidoping, fino al livello Platino. Oltre questo badge formalmente non c’è nulla; simbolicamente c’è il difficilissimo passaggio al Grande Slam delle Maratone Internazionali: le World Marathon Major. Il circuito, nel quale competono gli atleti élite più forti e che è in grado di radunare decine di migliaia di amatori, è gestito da Abbott World Marathon Majors: per l’anno 2024 include sei Maratone (Tokyo, Boston, Londra, Berlino, Chicago, New York). La notizia recente è che dalla stagione 2025 al consesso si unirà la Maratona di Sydney - la più importante maratona dell’emisfero australe - insieme alla Maratona di Cape Town, anch’essa in lizza per entrare a far parte del novero delle gare WMM4. L’ingresso nel programma di Abbott, che punta a includere un totale di nove gare, fa gola a tanti Stati: la Cina, per esempio, con la Maratona di Shangai ammicca da diverso tempo al piatto ricco dei ricavi milionari generati da una Major. Per rendere l’idea, nella puntata del 15 settembre di ACPQC? a proposito della Chicago Marathon scrivevo:
Un report di Bank of America, main sponsor della Maratona di Chicago, ci dice che nel 2022 il ricavo generato dalla Major della Città del Vento è stato di 386 milioni di dollari, con un incremento nei ricavi del 21% rispetto all’edizione del 20215.
In Italia?
Per l’Italia nel 2024 il programma di World Athletics include 12 gare (su un totale di 264 eventi nel Mondo). Undici gare hanno la label regolare; la Run Rome the Marathon arriva al livello élite, in compagnia di mastodontici eventi internazionali come la Maratona di Parigi, la Maratona di Praga o la velocissima Maratona di Siviglia.
Tralasciando gare a dimensione locale molto piccole (gestite da CSI o UISP), gli eventi più rilevanti a livello nazionale sono regolamentate da FIDAL, che si occupa dell’omologazione del percorso secondo gli standard internazionali. Me lo racconta Alfredo, tra gli organizzatori della Napoli City Half Marathon. Io - incuriosito e un pochino provocatorio - gli ho chiesto se la misurazione del percorso a spaccare il capello sia poi una cosa così fondamentale:
«Certo che l’Omologazione del percorso è importante» mi spiega «sennò mica potremmo mostrare con orgoglio queste foto».
Alfredo mi indica un pannello alle sue spalle, su cui campeggiano le immagini di due podisti festanti nell’atto di sventolare un tricolore alle loro spalle: sono Yeman Crippa e Sofiia Yaremchuk. Sul percorso di Napoli, Crippa nel 2022 e Yaremchuck nel 2024 hanno stabilito i record nazionali della Mezza Maratona.
«Se non ci fosse stata l’omologazione ufficiale FIDAL non saremmo stati qui a dire che i due record italiani maschili e femminili sono a Napoli».
Marketing podistico
Come si attirano podisti e spettatori alle gare di corsa?
Velocità: il lato sportivo della corsa
La leva di marketing con cui la Napoli City Half Marathon viene proposta è abbastanza semplice: tra le foto di Crippa e Yaremchuck campeggia la scritta Vieni anche tu a fare il tuo personal best. Tradotto: percorso veloce e pianeggiante. D’altronde, quale miglior biglietto da visita che il volto di due primatisti nazionali raggianti con il loro record? Anche per gli amatori la conformazione fisica del percorso è un fattore determinante nella scelta di una gara, e le altimetrie costituiscono un angolo di comunicazione incredibilmente potente per attirare grandi numeri. D’altronde, gara veloce corrisponde quasi sempre a possibilità di togliersi la soddisfazione del proprio personal best.
Tra i casi più emblematici a livello internazionale, c’è quello della Maratona di Siviglia, che si tiene a febbraio e che, mi dicono Estrella e Javier - presenti a Ravenna con lo stand della gara - per quest’anno è già sold out (i due mi propongono di iscrivermi all’edizione 2026, ma gli rispondo cortesemente che ci devo pensare).
«Per il 2025 abbiamo fatto ancora meglio dell’anno scorso. Per la prossima edizione abbiamo aperto la lista d’attesa a quattro mesi dallo start; l’anno scorso a “soli” due mesi e mezzo».
I due (simpaticissimi) mi mostrano con orgoglio il profilo altimetrico della Maratona di Siviglia. Piatta: lo scarto tra il punto più basso e quello più alto del percorso è contenuto entro un intorno di appena cinque metri. La velocità del percorso, unita al sapiente lavoro sul turismo che in tempi recenti ha fatto di Siviglia una destinazione alla moda, ha dato una spinta decisiva alla gara: nell’ultimo anno i partecipanti sono stati 12,000, con un nutritissimo pacchetto di atleti élite alla caccia del tempo di qualificazione olimpica e con un 13% di podisti che ha chiuso la gara in un tempo inferiore alle 3 ore (la media mondiale di atleti che finiscono sotto le 3 ore è del 4%6). A livello mediatico, il 2024 è stato forse l’anno della svolta per la gara: a Siviglia sono caduti otto record nazionali (tra cui quello italiano, con Yeman Crippa che ha corso in 2.06.05) e ben 12 uomini hanno registrato un sub 2.087.
Turismo podistico: il rapporto con i territori
Al di là del traino sportivo, gli organizzatori delle gare podistiche hanno sviluppato la camaleontica abilità di essere ottimi comunicatori con una serie di stakeholder. Non si tratta solo di grossi sponsor (istituti bancari locali) o di enti pubblici (comuni, provincie, regioni), ma anche di tutti i local che hanno attività di lunga data sui territori e che vedono nella gara interessanti potenzialità economiche derivanti dal fenomeno del turismo sportivo, di cui il running è una branca evergreen. I numeri di questo tipo di turismo sono interessanti.
Un report di Global Market Insight per il 2023 ha dimostrato che nel Mondo il settore vale oltre 560 miliardi di dollari, con una crescita stimata del 10% annuo per il periodo 2024-2032. In Europa è concentrato il 40% del market share.
Chiaramente il podismo è solo una parte minimale del quadro: gli introiti maggiori (55%) continuano a derivare dalla fruizione passiva degli spettatori di grandi eventi come i campionati calcistici nazionali e continentali, la Formula 1 e la Moto GP, i grandi giri ciclistici, la Coppa del Mondo di calcio, o le Olimpiadi8.
Per il caso specifico dell’Italia, un report del 2023 dell’Istituto Nazionale Ricerche Turistiche (ISNART) ha evidenziato che tra il 2019 e il 2022 il numero di “turisti attivi” («coloro che hanno avuto come principale motivazione di vacanza praticare sport») è cresciuto dell’11.5%, con un passaggio da 57 a 63 milioni di presenze. A trainare gli stranieri sono i tedeschi (42%)9. In effetti, il sito della giovane Lake Garda 42 (che si corre in primavera ed è alla quinta edizione) è in italiano, inglese e tedesco. Anna, un’organizzatrice, mi dice che nel 2024 ci sono stati esponenti di 72 nazioni in gara.
«Il Lago di Garda è una destinazione molto gettonata da turisti nord europei, in modo particolare dalla Germania, dalla Polonia e dalla Norvegia»
Sono turisti affini alla bellezza paesaggistica e naturale che può regalare questo tipo di percorso, che coniuga le viste mozzafiato sul Lago di Garda a un tracciato dai dislivelli non troppo impegnativi. La Maratona si snoda addirittura su tre diverse regioni: si parte in Lombardia, a Limone, si raggiunge Riva del Garda in Trentino e si conclude a Malcesine, in Veneto.
«Stare dietro a tutto è un’impresa, la gara è giovane e stiamo imparando man mano. Comuni e regioni sono contenti, così come le comunità locali. Gli alberghi sono già pieni per il weekend della gara; i turisti del Nord Europa viaggiano con le famiglie e lasciano tanti soldi sul territorio. Noi ci impegniamo a rendere l’esperienza della Maratona il migliore possibile, facilitando gli arrivi (specialmente da Milano e Verona) e gli spostamenti via bus e traghetto verso i luoghi di partenza e dai luoghi di arrivo alle strutture ricettive. D’altronde la gara è su un territorio diffuso molto ampio e il raggiungimento dello start può essere problematico».
Insomma, la costruzione della gara va di pari passo con un lavoro di Destination Branding esercitato sul territorio di concerto con i locali. La gara diventa un prodotto turistico competitivo, all’interno di un lungo spettro di offerte outdoor che la regione del Lago di Garda offre. Alla mia domanda sulle prospettive di crescita della gara, Anna mi ha dato una risposta molto interessante: il focus è su una crescita controllata, e sulla gestione di un numero ragionevole di atleti (e famiglie al seguito), in modo tale da preparare il territorio e i locali a una ricezione qualitativa, senza snaturare gli standard qualitativi elevati della zona.
«Vogliamo crescere, ma non troppo in fretta: questo anche per consentire agli attori presenti sul territorio, come le attività ricettive, di assorbire gradualmente l’afflusso di turisti derivanti dall’attività. L’anno scorso abbiamo fatto 4,200 iscritti. Per quest’anno abbiamo settato un limite di 5,000 pettorali da distribuire equamente su tutte le distanze [Maratona e Half]. La mezza maratona è già sold out [aggiungo che c’è un’incredibile 60% di iscrizioni femminili].
La valorizzazione del territorio è al centro del progetto sociale di tantissime gare, di ogni dimensione: penso alla Maratona Maga Circe, organizzata nel Lazio tra San Felice Circeo e Sabaudia a inizio febbraio. Sergio, tra gli organizzatori del comparto tecnico, mi parla di
«una grande disponibilità da parte dei comuni di San Felice e Sabaudia, perché l’evento ci permette di attirare persone in un periodo di bassa stagionalità. Puntiamo su un’esperienza unica, con una gara su uno dei tratti di costa più belli in Italia a cui unire tanti di più per il podista, a partire da momenti di aggregazione come il pasta party gratuito a fine gara».
Ma non c’è solo la bellezza paesaggistica. Tanti podisti scelgono le città d’arte e il desiderio di chi fa questo tipo di scelta è quello di avere un percorso che tocchi tutti i luoghi di interesse più importanti. Vale a Ravenna, a Napoli o a Siviglia, maratone che hanno saputo attirare un numero enorme di podisti stranieri (per Napoli si tratta di oltre il 50% delle presenze) anche grazie alla capacità di sintetizzare l’anima delle città in percorsi di gara che siano vere e proprie gite turistiche, e che mettono in condizione di abbracciare simbolicamente ogni punto chiave. L’idea di aver versato lacrime e sudore con una Maratona in un dato luogo crea una sorta di legame indissolubile tra la città e i podisti: ci si sente in qualche modo parte della Storia della location e a cascata si genera un circolo di persone che decidono di tornare sul territorio - moltiplicando gli introiti per le attività locali.

Quali sono i must richiesti dai podisti?
Anche in questo caso la risposta è stata corale. Da Siviglia a Sabaudia, da Napoli a Trento, i podisti sacrificano qualche pecca a livello organizzativo in favore di quei gadget che attestino il concetto di Io c’ero: la medaglia e la t-shirt della gara. Il maggior numero delle organizzazioni continua ad adoperarsi per garantire a ogni partecipante la maglietta finanziata dallo sponsor tecnico all’interno del pacco gara. A questo proposito, un fenomeno interessante è quello innescato dallo sponsor tecnico: il blasone dello sponsor tecnico è una mini leva di marketing a sé. Del tipo: «se so che riceverò una maglietta tecnica di X brand di spicco, allora in qualche modo giustifico il prezzo più elevato del pacco gara, perché so che la stessa maglietta tecnica al negozio mi sarebbe costata più o meno la stessa cifra».
Alcune organizzazioni hanno capito l’importanza emotiva costituita dal possesso della maglietta dell’edizione partecipata e non si sono lasciati perdere l’occasione economica. La t-shirt non è più nel pacco gara, ma in vendita in stand appositi. È un’idea che non mi sento di giudicare in maniera negativa, visto l’ampissimo numero di magliette tecniche (con il loro bel tessutino in poliestere) che giacciono immobili nel mio armadio da due anni, inutilizzate - scommetto che tanti sono nella mia condizione.
Ci stiamo perdendo alcune opportunità?
Tra i tanti incontri che ho fatto all’Expo, c’è quello con Ferruccio Demadonna, anima del Trento Running Festival (che comprende la Trento Half, e la storica Giro al Sas), e fratello di Gianni, manager di una serie di top runner tra cui Yeman Crippa, il campione olimpico Tamirat Tola (che nel 2022 ha vinto la Trento Half Marathon, qualche mese prima di diventare campione del Mondo nella Maratona), il campione di Boston Sisay Lemma e l’ex detentore del Record Mondiale sulla Mezza Maratona Kibiwott Kandie. Demadonna mi ha parlato delle sue posizioni sull’annoso tema della burocrazia dell’iscrizione alle gare podistiche in Italia, specialmente nei confronti degli amatori italiani. È grazie a una sua proposta - congiunta a quella di altri organizzatori - se già da qualche anno ai turisti sportivi non è più richiesto il certificato medico agonistico per l’iscrizione alle gare italiane.
«D’altronde, nessuna gara internazionale pretende il certificato medico agonistico per i partecipanti: è chiaro, sarebbe assolutamente consigliabile farlo (e io infatti lo consiglio), ma la burocratizzazione estrema delle iscrizioni, tra Runcard, affiliazioni e certificati vari è un deterrente alla partecipazione e ha come risultato la fuga di tanti maratoneti italiani verso l’estero, portando soldi ad attività e gare straniere. In Italia si stima che ci siano oltre 7 milioni di podisti amatoriali nei parchi e nelle strade. Quanti ne stiamo spaventando e allontanando dalle gare con questo sistema? Quali opportunità a livello economico ci stiamo perdendo? Quanti ne stiamo spingendo verso le gare estere?
E gli élite?
L’esperienza di Demadonna con i pro runner è sconfinata. Il solo Giro al Sas, una gara di 10 chilometri su invito, a cui prendono parte non più di una ventina di top runner, vanta un albo d’oro di livello assoluto - per fare qualche nome: Kenenisa Bekele, Stefano Baldini, Jacob Kiplimo, Paul Tergat, Muktar Edris. Gli ho chiesto di raccontarmi un po’ come funziona questo complicato gioco a incastri degli ingaggi degli atleti élite nelle gare podistiche.
«Mettiamola così, a volte si riesce a giustificare la partecipazione di un atleta di punta a un evento più piccolo del circuito - come può essere la Trento Half - facendola passare come una gara di preparazione, e in questo modo si riescono a negoziare ingaggi vantaggiosi per tutti. È un po’ il caso di Tamirat Tola nel 2022: ha preso la Trento Half Marathon come occasione per prepararsi al Mondiale di Eugene. Poi oggi con la vittoria Olimpica è uno dei runner più acclamati al Mondo, mostrare la sua foto al traguardo nel 2022 è una bella cosa».
Ma! C’è sempre un ma: ancora sulle minacce all’ambiente
Abbiamo parlato di tanti aspetti diversi, dai rapporti tra le organizzazioni e il territorio all’omologazione dei percorsi. È emerso un quadro complesso fatto di sostenibilità economica, compromessi per soddisfare podisti, attività locali, amministrazioni e atleti professionisti.
Mentre il settore del running mostra una solidità incredibile e un tasso di crescita annua a ritmi serrati, viviamo in un Mondo sempre più esposto alle minacce del cambiamento climatico. Come si coniuga la spinta di tanti podisti a consumare sempre più gare di corsa con l’appello del Pianeta a rallentare il ritmo delle attività più tassanti da un punto di vista ambientale? Su ACPQC? ho dedicato alcune puntate sul tema. L’ultima è questa, dal titolo «Le gare podistiche sono un problema per l’ambiente?» Ho sottoposto questa stessa domanda a Marina e Michael, che con la loro start up vionmo si trovano all’Expo della Maratona di Ravenna su invito dell’organizzazione della gara per raccogliere dati sull’impatto ecologico della manifestazione. Il sondaggio, semplicissimo, richiede di inserire pochi dati: da quale luogo viaggi? Con quale mezzo hai viaggiato per raggiungere la gara? La conclusione di vionmo è la stessa a cui siamo giunti con l’indagine che ho portato qui qualche settimane fa.
Marina: «Quando si parla della sostenibilità degli eventi podistici di massa, vediamo che tanti puntano il dito contro i bicchieri di plastica, o i gadget. Sì, anche questo è un problema, le soluzioni che limitino il poliestere sono necessarie: ma non è il grosso della questione, e si rischia di perdere di vista l’obiettivo vero. L’80% dei consumi generato da una gara è quello degli spostamenti dei partecipanti per raggiungere il luogo della competizione».
Michael: «Cinque viaggiatori in aereo su un pool di migliaia di atleti vanificano l’intero lavoro di riduzione degli impatti messo in campo dalle organizzazioni. I nostri assessment non vogliono colpevolizzare, ma aiutare le organizzazioni dei grandi eventi a capire dove migliorare, e ad arrivare dagli enti di gestione del trasporto locale con in mano dati solidi a supportare le richieste di potenziamento di linee o tratte specifiche. È qualcosa che applichiamo all’intero settore del turismo».
Per il podismo, il discorso diventa ancora più urgente alla luce del disastro che ha colpito l’area di Valencia, dove tra poche settimane si dovrebbe correre la Maratona - una delle gare più importanti e partecipate in Europa. L’organizzazione non ha ancora annullato la gara, invitando gli atleti a continuare l’allenamento (la città non è stata direttamente coinvolta). È la prima volta in cui in Europa un evento podistico di massa (partecipato da una quantità ampissima di internazionali) rischia il rinvio a causa di un evento naturale estremo provocato dal cambiamento climatico.
È un’occasione storica per organizzazioni e podisti di interrogarsi sul tipo di messaggio che possiamo lanciare attraverso le modalità con cui costruiamo, comunichiamo e prendiamo parte ai grandi eventi podistici.
🏃🏻♂️ Ti è piaciuta A cosa penso quando corro? Come puoi sostenere il progetto
Se non lo hai ancora fatto, iscriviti alla Newsletter: ogni iscrizione è importante, mi motiva a credere in questo progetto.
Iscriviti ad A cosa penso quando corro?
Condividi A cosa penso quando corro? con amici, parenti, contatti, su Instagram, Twitter, Facebook, in un balletto su TikTok. Vedi tu!
Il Podcast Storie di Corsa: lo ascolti qui
Anche un like o un commento alla puntata sono utili!
Il mio profilo Instagram: @ban.zo_
Il mio profilo Strava: Lorenzo Bandini
Se questa puntata ti è piaciuta e ti va di sostenere questo progetto, sostieni A cosa penso quando corro? letteralmente al prezzo di un caffè al bar.
Label Road Races Regulations, World Athletics, p. 3.
Ibid.
Dell’AIU ho parlato estensivamente in questo episodio del 27 ottobre 2024: Il doping tra gli atleti keniani è una faccenda seria (si legge qui).
La notizia è riportata sul sito di Abbott. https://www.worldmarathonmajors.com/content-hub/sydney-marathon-joins-the-majors
La puntata è Le gare podistiche sono un problema per l'ambiente? (si legge qui). La fonte del report citato è https://newsroom.bankofamerica.com/content/newsroom/press-releases/2023/09/bank-of-america-chicago-marathon-generates-record-breaking--386-.html
Qui la fonte: https://www.livestrong.com/article/13763749-marathon-statistics/.
Di questa gara ne ho parlato in questo pezzo del 25 febbraio 2024, Yeman va a Parigi: si legge qui.
Qui la fonte: https://www.gminsights.com/industry-analysis/sports-tourism-market. Un grazie speciale ad Andrea Ferramosca per avermi passato questi studi di settore.
Qui la fonte: https://www.isnart.it/it/report-sui-turismi/turismo-sportivo-report-2022/.
Sul tema pacco gara segnalo che la Royal Parks Half Marathon di Londra, organizzata dalla Fondazione che gestisce i parchi della città per raccogliere fondi per la gestione dei parchi stessi, di default all'iscrizione esclude medaglia e maglietta segnalando che è una scelta ecologica e facendo riflettere il runner sulla necessità dell'ennesimo gadget. Con un sovrapprezzo si possono avere una o entrambe. Secondo me una scelta intelligente per la comunicazione che probabilmente consente anche un guadagno economico per gli organizzatori. Io volentieri opterei out per entrambe anche nelle gare italiane.