Il meraviglioso viaggio di Eliud Kipchoge in Cina
Lo sterminato bacino di runner in un Paese come la Cina, che sta vivendo un Rinascimento podistico, offre ad Eliud Kipchoge un'accoglienza folle ogni volta che mette piede nel Paese.
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Un’avventura straordinaria
La corsa in Cina, una storia recente
Quale Running Nation ha ritrovato Eliud Kipchoge?
Cina + Kenya (ft. Mappe)
Il nuovo ruolo pubblico di Kipchoge
Un’avventura straordinaria
Dopo la visita al Giappone a inizio aprile per la Maratona di Tokyo, a fine novembre Eliud Kipchoge è tornato in Oriente: in Cina e poi in Thailandia. L’immagine dell’arrivo di Eliud Kipchoge in Cina è una di quelle da Beatlemania.
È la seconda volta nel giro di 12 mesi che Kipchoge visita la Cina. Nel 2023 era stato a Shanghai e Pechino; negli scorsi anni era stato nel Paese altre due volte, e ogni volta l’accoglienza è stata la stessa delle immagini qui sopra.
Per la verità, sul viaggio del 2024 di Kipchoge in Cina (e poi in Thailandia) si trovano poche testimonianze, almeno qui in Occidente, e per il grande pubblico fuori dai confini cinesi quasi tutte sono filtrate da qualche carosello su Instagram.
Seguendo qualche articolo locale, invece, traspare un’agenda fittissima di eventi1. Dopo l’arrivo a Pechino il 21 novembre, tra un evento con gli sponsor e l’altro un Kipchoge biancovestito ha avuto il «il privilegio di correre sulla Grande Muraglia Cinese» (parole sue), attorniato da podisti cinesi in completo nero - lo stesso schema cromatico della Ineos 1.59 del 2019. Nei giorni successivi viaggia verso Guangzhou, dove tiene conferenze (tra cui una EK Masterclass di carattere professionale, rivolta a podisti élite), firma autografi, incontra appassionati.
Lo si vede in compagnia dello sprinter Su Bingtian (“Asia’s fastest man”, con tanto di record sui 100 metri in 9.83 secondi) in qualità di speaker alla Jinan University di Guangzouh, in un evento Nike dal nome Run Across 100 Schools. Bingtian è, tra le altre cose, docente di Educazione Fisica presso l’ateneo, lo stesso che ha frequentato e nel quale ha ottenuto una laurea in Economia.
Compare con un buffo cappello e un camicione bianco in visita a uno stabilimento Coros, lo sponsor tecnico che gli fornisce smartwatch - ovviamente esiste una Eliud Kipchoge Edition per uno dei prodotti di punta del brand.
In compagnia del suo storico allenatore Patrick Sang si immerge nella cultura locale: visita la casa di Bruce Lee, la Cantonese Opera Art Museum.
Kipchoge ha praticato il “Siu Nim Tao” (la forma fondamentale del Wing Chun) e le tecniche di allenamento con il manichino di legno, ispirandosi al principio delle arti marziali ‘la velocità vince su tutto’. Questa esperienza per lui ha evidenziato il ruolo critico della concentrazione e dell'equilibrio interiore per superare i limiti personali2.
Le visite di Kipchoge in Cina sono accompagnate da claim tanto ambiziosi quanto tautologici: l’adagio del viaggio del 2023 è stato Make China a Marathon Nation. Non che rispetto a questo obiettivo la Cina si trovi in una brutta situazione, anzi. Il movente dei viaggi è abbastanza chiaro: gli sponsor stanno investendo più di qualche scellino sulla Cina, che nel giro di una manciata d’anni si è trasformata in un bacino di utenza interessantissimo per i brand. Al di là del fatto che nel 2018 Shen Bo, fondatore di Gundong - la versione cinese di Strava - sparasse in maniera un po’ troppo entusiastica che in Cina ci fossero 200 milioni di podisti3, stime un pochino più conservative assestano il numero di runner cinesi tra i cinque e i sette milioni, con un numero di gare di corsa su strada (e non) che dopo un’inflessione dovuta al COVID, è in costante aumento annuale4. Il dato più sorprendente, però, è che tutti questi numeri sono stati raggiunti in tempi recentissimi: e con una velocità incredibile.
La corsa in Cina: una storia recente
Se i due vicini di maggior rilievo economico, culturale e politico della Cina - Giappone e Corea del Sud - hanno un passato e un presente podistico di alto livello, che ha attraversato il Novecento con momenti commoventi, eroici, grotteschi (ne parlo in due puntate uscite durante l’estate, qui e qui), la ricchissima tradizione sportiva del Dragone è stata per tanto tempo lontanissima non dirò dall’eccellenza, ma addirittura dall’interesse verso la corsa.
D’altro canto, per la Cina l’atletica leggera è, praticamente in blocco, una branca dello sport relativamente indigesta. È una notizia, per una Nazione abituata a stare in cima ai medaglieri da almeno vent’anni. Su un totale complessivo di 727 medaglie olimpiche (numero che la mette al quinto posto nella classifica delle nazioni più blasonate di sempre, peraltro con un numero di partecipazioni significativamente inferiore a quello di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, che la precedono insieme all’URSS), appena 42 vengono dal track and field - per dire: l’Italia ne ha 69.
A livello burocratico, il momento di svolta per quello che riguarda l’avvicinamento della Cina alla corsa è stato il 2014, quando la General Administration of Sport of China (GASC) ha stabilito che gli eventi sportivi a carattere commerciale non dovessero più sottostare al placet dell’ente per poter essere svolti. Insieme al running, tantissime attività outdoor sono state sdoganate, e la middle class si è gettata a capofitto negli sport più disparati: oltre al running e al trail running, hiking e ciclismo; tra gli sport di squadra, una particolarissima vicenda è quella legata all’esplosione dell’Ultimate Frisbee5. D’un tratto si sono spalancate le porte per un liberismo delle gare di corsa che nel giro di una manciata di anni avrebbe portato a numeri considerevoli. Se in quell’anno gli eventi podistici in Cina erano la miseria di 51 - neanche uno a settimana - nel 2019 le gare sono state 1,828 (il dato è della Chinese Athletic Association6). Come spesso accade per le cose del Mondo, il vento di novità si è propagata dai centri urbani; e, come spesso accade, il centro urbano che ha fatto da apripista è la capitale, Pechino - il fatto che i pechinesi siano stati esposti alla festa collettiva delle Olimpiadi e alla conquista del primato nel medagliere del 2008 non è un aspetto secondario (ci arriviamo poi).
Dalle città con le loro gare su asfalto - le principali oltre a Pechino sono Shanghai, Wuxi, Wuhan, Xiamen - la Cina si è fatta ammaliare dal richiamo dei trail, che richiamano orde di appassionati dalla nazione e dall’estero. I paesaggi mozzafiato della Cina sono la cornice meravigliosa di alcuni trail tanto belli quanto male organizzati. Come ben riassume un articolo di CNN World, in seguito alla liberalizzazione delle gare di corsa
I governi locali si sono affrettati ad ospitare gare di corsa per promuovere il turismo e guidare i consumi, ma regolamenti lassisti e una scarsa supervisione hanno finito con il creare minacce alla sicurezza, secondo esperti e organizzatori di gare. Questi eventi sono spesso organizzati in maniera pessima, e a volte sono piagati da infortuni e persino morti.7
Il caso più noto risale al 22 maggio 2021, ed è la tragedia dell’ultramaratona del Gansu, una gara da 100 chilometri tra i paesaggi disegnati dalle anse del fiume Giallo nell’omonima provincia del Gansu, a nord del paese. Il gruppo di ultrarunner in gara è stato colto da un repentino cambiamento delle condizioni climatiche su un tratto impervio del percorso. Uno sparuto gruppetto è riuscito a riparare in una grotta, altri sono stati tratti in salvo da un pastore. Ma ventuno podisti hanno perso la vita per l’ipotermia, e i corpi sono stati ritrovati dopo una nottata di intense operazioni di soccorso. Il dito è stato puntato contro il governo di Baiyin, reo di non aver predisposto un’adeguata rete di soccorritori lungo il percorso.
Quale Running Nation ha ritrovato Kipchoge?
La fase 1 della colonizzazione podistica della Cina è ben avviata, e in salute: certo, il movimento ha i suoi problemi, tra i quali un mismatch tra numero di gare di corsa e richieste di partecipazione. Le manifestazioni più importanti - come la Maratona di Shanghai, a lungo una papabile candidata a entrare nell’élite delle Abbott Major Marathons - hanno già dovuto implementare sistemi di lottery per scremare il numero delle richieste di partecipazione (si parla di oltre 100 mila applications per appena 30 mila pettorali).
Nel 2024 Kipchoge ha portato nel Paese una fase 2: Running Together. We Make China Marathon Faster. La Cina ritrovata da Kipchoge quest’anno è un Paese pronto a entrare in una fase diversa del suo rapporto con la corsa. Già nel 2023 l’atleta di punta del movimento, Jie He, aveva conquistato il primo oro di sempre per la Cina ai giochi asiatici e quest’anno, alla maratona di Wuxi, ha fatto il record cinese, portando il primato nazionale a 2.06.57 secondi. Jie He, però, è lo stesso maratoneta al centro del controverso caso della Mezza Maratona di Pechino 2024, che ha vinto dopo essere stato scortato al traguardo da tre atleti, due keniani (di cui uno è stato la sua lepre durante il record di Wuxi) e un etiope - i quattro sono stati squalificati.
La posizione di rilievo del Kenya nell’atletica leggera è una leva che il movimento cinese, a secco di vittorie di peso in pista, vuole sfruttare. Kipchoge, in un’intervista rilasciata durante il suo periodo cinese ha riportato:
«Dal prossimo anno, cominceremo a collaborare con gli atleti cinesi per uno scambio di conoscenze e di esperienze di allenamento. Credo che con questa partnership gli atleti cinesi possano guadagnare in competenze e motivazione».
Cina + Kenya (ft. Mappe)
D’altra parte, la collaborazione sportiva tra Kipchoge, il suo team e gli atleti cinesi è una prosecuzione naturale di una serie di rapporti commerciali e strategici che la Cina ha messo in campo in Kenya e in Africa. Ne ho parlato con qualcuno che sicuramente ne sa più di me, e che degli intricati equilibri geopolitici tra Stati e Nazioni ne parla in una bellissima newsletter:
di Mappe.Perché questo interesse della Cina in Africa?
Intanto perché è il continente meno avanzato dal punto di vista infrastrutturale, economico e sociale: dunque quello più bisognoso di aiuti esteri e dove i miglioramenti sarebbero stati visibili fin da subito.
Inoltre, stringere oggi i rapporti con l’Africa significa avere le mani su quello che è IL continente centrale di questo secolo: nel 2050, si stima che un bambino su quattro nel mondo sarà africano.
La Nigeria, ad esempio, sarà il Paese con il tasso di crescita maggiore: si stima che i suoi circa 206 milioni di abitanti odierni quadruplicheranno entro la fine del secolo, arrivando al secondo posto nel 2100 soltanto dietro l’India e davanti alla Cina.
Questo aumento demografico si estende a tanti altri Paesi, che avranno dunque bisogno della giusta condizione sociale e infrastrutturale per poter far fronte a questa tendenza.
L’aiuto cinese si sta configurando proprio in termini di infrastrutture, modernizzazione e progetti in chiave energetica: con investimenti ma anche con prestiti, che nascondono un lato sottaciuto della medaglia. E cioè le grosse cifre che - comunque - i governi africani dovranno restituire a Pechino8.
Quali sono gli impatti economici delle partnership?
Si stima che la Cina disporrà finanziamenti per l’Africa pari a oltre 50 miliardi di dollari nei prossimi tre anni9.
Un altro settore è quello relativo alle materie prime, sulle quali l’Africa è letteralmente seduta. L’interesse cinese nel dotarsi di materie prime - soprattutto quelle che saranno al centro della transizione elettrica come litio e cobalto - è presente in tutto il mondo: in Cile con il litio, e nella Repubblica Democratica del Congo con le riserve di cobalto.
E il Kenya?
Anche in Paesi già più avanzati come il Kenya, la Cina ha investito in maniera massiccia. Così come effettuato con il finanziamento della ferrovia che collega Gibuti ed Etiopia, il progetto cinese più significativo in Kenya è l’espansione della ferrovia che collega Nairobi al porto di Mombasa.
Anche in Kenya, i debiti nei confronti della Cina sono già una problematica concreta10. Complessivamente, si stima che la Cina abbia complessivamente prestato quasi 150 miliardi di dollari ai paesi africani, principalmente sotto forma di prestiti commerciali segreti, negli ultimi vent’anni.
Il nuovo ruolo di Kipchoge
Usciamo fuori dalle trame geopolitiche: nei parchi, nelle strade, e in pista, dove i podisti cinesi si allenano e competono. L’austera immagine dello sport di Stato cinese che si è dipinta nella nostra testa di occidentali dopo anni di narrazione attorno alla dicotomia USA (bene) - Cina (male) finisce per forza di cose per influire sul modo in cui percepiamo qualsiasi fenomeno sportivo legato al Dragone. La dimensione della corsa come la intendono i milioni di runner che ogni giorno si allacciano le scarpe è quanto di più lontano da questo tipo di lettura anacronistica.
Negli strascichi successivi ai Giochi [di Pechino 2008], lo sport è diventato meno incentrato su un’idea di vanto mondiale di Stato, e si è focalizzato attorno a una visione più introspettiva e individuale. I cinesi hanno cominciato a settare obiettivi per sé stessi, a correre più per la propria salute mentale e meno per astratte nozioni di forza nazionale11.
Quale miglior sponsor per questo tipo di idea di sport se non Eliud Kipchoge? Nella sua visione del running come elemento per vivere una vita disciplinata, in cui essere individui migliori attraverso lo sport (e servire la propria comunità con l’esempio), risuonano tutti i punti fondamentali nello shift di pensiero di una middle class cinese pronta a imbarcarsi nell’avventura della corsa su lunga distanza.
L’immagine pubblica di Kipchoge sta cambiando definitivamente. La mutazione è cominciata già qualche anno fa, certo: ma questi tour da ambassador di un movimento internazionale di runner stanno accelerando il cambiamento. Role model, mentor, ispirazione: con le sue frequenti uscite filosofiche - una serie di aforismi lapidari - Kipchoge sta diventando una specie di Marco Aurelio per runner. Un re saggio, che affronta con dignità gli acciacchi della parabola discendente della sua carriera da atleta. Un filosofo della corsa e della vita e della corsa nella vita. Nel suo periodo cinese, sia durante la visita alla Jinan University, sia durante altri momenti di confronto con i giovani, ha rimarcato la sua convinzione che «le nuove generazioni siano in possesso del futuro», e per questo «vadano ispirate nel nome dello sport e della corsa».
Della necessità di dare una rinfrescata al suo volto di icona sportiva del running se ne sono accorti prima degli altri - come spesso accade - i dipartimenti marketing dei brand. Non esiste solo l’immagine del vir bonus. Alla sua figura di vecchio saggio in mezzo a orde di professionisti sbarbati in rampa di lancio e a giovani podisti amatori in cerca di una guida che gli insegni a tener duro, si affianca il Kipchoge modello per una sfilata di moda, il testimonial perfetto per un running sportswear che subisce il fascino della contaminazione street e che nelle grazie della moda street sta cercando disperatamente di entrarci - c’è chi equipara questo tentativo all’avvento dello stile rilassato degli skateboarders.
Eliud Kipchoge è un trendsetter perfetto: e l’accoglienza del popolo cinese lo ha dimostrato. Dalle ceneri della sua Waterloo parigina - il ritiro durante la maratona olimpica - è uscito non da atleta sconfitto, ma da uomo che attraverso la sconfitta ha imparato una lezione.
Imparare lezioni: non è questo, forse, il senso della corsa (e, in fondo, di tutti gli sport) per il 99.999% di noi comuni mortali che non abbiamo mai avuto il privilegio genetico di essere in grado di correre una maratona in meno di due ore?
Ringraziamenti
Per i tanti spunti di lettura, e per la ricerca e traduzione in inglese di fonti su WeiBo, Wechat e sui browser cinesi un grazie speciale alla mia amica e collega Iris Ziqian Zheng.
Ovviamente, un enorme grazie ad
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Ringrazio la mia amica e collega Iris per l’aiuto nel rintracciare queste fonti e per la traduzione: https://news.dayoo.com/sports/202411/27/140001_54752630.htm; https://mp.weixin.qq.com/s/8x6iwz0_J4XzJ6rXkRlXKg.
Ibid.
W. Ford, China Is Newly Obsessed With Running — And the Trend Could Change the Country, «Runner’s World», 15 ottobre 2018, https://www.runnersworld.com/runners-stories/a22889414/the-chinese-running-boom/.
Secondo un articolo di China Daily, il numero di cinesi che dal 2016 al 2023 avrebbero completato una maratona o una mezza maratona sarebbe di 2.5 milioni. Over 2.5m in China run marathons, half-marathons from 2016 to 2023, «China Daily», 24 Marzo 2024, https://www.chinadailyhk.com/hk/article/382543
Ho la fortuna di parlare con cognizione di causa nel dire che si tratta di uno sport divertentissimo, che ho praticato per diversi anni tra Forlì e Bologna. Qui c’è un articolo che spiega lo sviluppo del fenomeno in Cina. Sull’esplosione dell’outdoor in Cina, China's outdoor sports boom driving business growth, «China Gov», https://english.www.gov.cn/archive/statistics/202401/05/content_WS6597a30fc6d0868f4e8e2c74.html
N. Gan, A tragedy high on a mountain was a wake-up call for China’s booming marathon industry, «CNN World», 2 giugno 2021, https://edition.cnn.com/2021/05/28/china/ultramarathon-safety-intl-hnk-dst/index.html
Ibid.
Come procede la strategia africana della Cina?, «Ispi Online», 10 settembre 2024, https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/come-procede-la-strategia-africana-della-cina-183645
S. Di Michele, La Cina estende la sua influenza in Africa destinando miliardi di yuan a progetti di sviluppo, «Euronews», 5 settembre 2024, https://it.euronews.com/2024/09/05/la-cina-estende-la-sua-influenza-in-africa-destinando-miliardi-di-yuan-a-progetti-di-svilu
A. Djoualeu, Cina, Kenya e la trappola del debito, «Città Nuova», 10 febbraio 2023, https://www.cittanuova.it/cina-kenya-la-trappola-del-debito/?ms=007&se=020
È un punto su cui si sofferma W. Ford di Runner’s World: dopo l'exploit olimpico, «Chinese were setting goals for themselves, organizers told me, running for their own mental health, and less for abstract notions of national strength».
🤝 gran bella puntata!