2 buoni motivi per correre la Maratona di Valencia. 100 per non farlo.
Il peso simbolico della decisione di proseguire con la gara all'indomani della DANA ha alcuni pro e molti contro. E alla fine, forse, sotto le spoglie della solidarietà passerà il messaggio sbagliato
Buongiorno a tutte e tutti!
Dalla scorsa settimana siamo più di 400. Solo un anno fa raggiungevo il risultato simbolico di 100 iscritti, e pensavo che il tetto di ACPQC? fosse stato raggiunto. Grazie a chi è arrivato da poco e a chi ci è sempre stato; a chi legge con attenzione e a chi condivide.
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La puntata è lunga: ecco qui l’indice. Come sempre: c’è rischio che le mail tronchino la puntata per la sua lunghezza. Leggete tutta la puntata accedendo dal web, attraverso questa pagina: A cosa penso quando corro?
Intro: la gara della $olidarietà
Parte I. La Maratona di Valencia: un contesto
Un miracolo sportivo?
Il re dei supermercati
Il peso economico della Maratona di Valencia
Parte II. Fare questa Maratona è un messaggio sbagliato?
8 chilometri: turismo e gentrificazione
Turismo di massa e cambiamento climatico
Conclusioni: un momento di svolta
Ringraziamenti
Intro: la gara della $olidarietà
L’1 dicembre 2024 si correrà la Maratona di Valencia. All’indomani della catastrofe della DANA accaduta nella regione omonima neanche un mese fa - tra il 29 e il 30 ottobre - ci sono buone ragioni per rintracciare alcune problematicità nella decisione dell’organizzazione di proseguire con la gara.
Dopo due settimane di giudizi sospesi, sabato 16 novembre l’organizzazione ha diramato a tutti i partecipanti regolarmente registrati la comunicazione che «il 1 dicembre Valencia li aspetta per celebrare una maratona che sarà ben più di una gara». Il centro della città, risparmiato dal grosso della violenza dell’alluvione (che ha colpito le aree a sud del capoluogo), sarà tirato a lucido per accogliere i podisti al motto di Valencia corre per Valencia.
Qui non c’è spazio per raccontare nei dettagli le dinamiche meteorologiche che hanno scatenato la DANA; per questo, rimando alla solita ottima copertura de
1.
La lettera - una specie di enciclica - inviata ai 35,000 podisti e poi condivisa sui social network si snoda attorno a due grandi temi universali: speranza e solidarietà. Al topos del «sole che spunta dopo ogni tempesta» seguono una serie di analogie tra la corsa e la solidarietà - con la maratona che in più punti del messaggio si trasforma nella «gara della solidarietà». Ovviamente l’organizzazione e gli sponsor ci metteranno concretamente del proprio: la prima promette di stanziare una cifra di tre euro per ogni partecipante che concluderà la gara (scelta che ha fatto storcere il naso a tanti), e di creare una raccolta fondi con la possibilità di acquistare un simbolico pettorale zero per la beneficienza; i secondi sborseranno una somma ad oggi imprecisata.
Speranza e solidarietà, dunque. Due buoni motivi per correre un’edizione della Maratona di Valencia che, in ogni caso, sarà storica. Cosa ci potrà mai essere di problematico nella decisione di correre la gara in nome della solidarietà e della speranza?
Le cose non sono così semplici. La decisione sul destino della gara (qualsiasi fosse stata) non è una di quelle da prendere con leggerezza. Da un lato, la scelta di non annullare la Maratona va contestualizzata entro un panorama economico e sociale ampio, all’interno del quale Valencia attraverso una (riuscita) operazione di destination branding si è ribattezzata Ciudad del Running, con una fiorente economia legata al turismo sportivo a portare introiti alle casse cittadine - togliere la Maratona alla Ciudad del Running sarebbe un po’ come levarle l’anima. Dall’altro, la scelta di correre ha sollevato la rabbia di tanti. Prima di tutto per le motivazioni più evidenti: con oltre 200 morti, milioni di euro di danni, le vite distrutte per centinaia di famiglie, e l’incessante lavoro di volontari, pompieri e forze dell’ordine per le strade ancora invase di fango e detriti, semplicemente non è il momento giusto per celebrare la Maratona, né da un punto di vista pratico, né da un punto di vista morale.
Ma credo ci siano, se possibile, ragioni ancora più profonde che avrebbero dovuto far propendere per una dignitosa cancellazione. Nella celebrazione della Maratona secondo l’adagio del «sole dopo ogni tempesta» - senza, evidentemente, tenere in conto che i luoghi del disastro a pochi chilometri di distanza sono lontani mesi se non anni dall’essere ripristinati - risuona, di nuovo, la noncuranza verso alcune di quelle distorsioni che hanno contribuito ad esacerbare il fenomeno della DANA:
l’urbanizzazione sfrenata in zone a rischio idrogeologico, dettata da quella crisi abitativa che nel caso della Spagna è spesso esagerata dal turismo (che, come vedremo, interessa tantissimo la Maratona) e il cambiamento climatico, su cui il turismo a livello globale e nel Mediterraneo in particolare ha un’influenza non trascurabile.
Cerchiamo di dare un contesto alla Maratona di Valencia e poi proviamo a trarre alcune conclusioni.
Parte I. La Maratona di Valencia: un contesto
Quando ci riferiamo alla Maratona di Valencia, parliamo di una delle sedici gare su strada più prestigiose al Mondo e tra le quattro Maratone più importanti d’Europa secondo World Athletics2.
Tradotto in cifre: 35,000 podisti registrati (secondo i dati a disposizione dal 2023 suddivisi in 57% internazionali, 23% spagnoli, 20% locali), lunghe liste d’attesa per i ritardatari all’iscrizione, e un field di atleti élite vastissimo, attirato da un allettante sistema di ingaggi e premi. Seguono a ruota i soldi di sponsor milionari (Coca Cola, Caixa Bank, Movistar, MSC per dirne solo alcuni), e la copertura mediatica da parte di diversi broadcaster internazionali.
Come quasi sempre accade questi numeri si possono spiegare con altri numeri.
Un miracolo sportivo?
La reputazione di Valencia come Maratona tra le più veloci d’Europa è stata forgiata dalle caratteristiche che rendono il suo percorso sportivamente molto appetibile: il tracciato si distribuisce senza serpentine troppo brusche su un dislivello complessivo di 76 metri; e la temperatura dicembrina sulla costa mediterranea è di 19 gradi. Una meta per turisti sportivi in cerca di un break invernale in una mite e splendida città costiera della penisola iberica, una ghiotta occasione per atleti professionisti che ne fanno luogo d’elezione per il proprio personal best o per un debutto monstre.
Valencia detiene il record maschile per il debutto in maratona: è la città dell’epifania dell’allora 23enne Kelvin Kiptum, con il suo 2.01.53 del 2022. È la città in cui Sisay Lemma è diventato il quarto maratoneta più veloce di tutti i tempi vincendo la gara del 2023 in 2.01.48 (rubando il record del percorso proprio a Kiptum) - mentre cadevano venti record nazionali e sei atleti hanno corso sotto le 2.053. Sebbene sia ancora a corto di un record assoluto nella Maratona, Valencia è già da almeno un decennio nell’élite della velocità su strada (e non solo). I record nella Mezza Maratona femminile e maschile sono passati dalle strade di Valencia per sei volte; e ci sono restati. L’ultimo primato è freschissimo: il 27 ottobre 2024 l’etiope Yomif Kejelcha ha spuntato un secondo al record di Jacob Kiplimo, portando il primato a 57.304. Il record femminile è da tre anni nelle mani di Letesenbet Gidey, che nel 2021 a Valencia ha festeggiato il primato mondiale di 1.02.52 - diventando la prima donna a scendere sotto i 63 minuti in una Mezza Maratona5.
L’ufficializzazione della gara del 2024 porta con sé, anche per quest’anno, un field di élite profondissimo. Due nomi su tutti per la gara maschile: il campione regnante Sisay Lemma e (soprattutto) quella che potrebbe essere l’ultima danza valenciana di Kenenisa Bekele - insieme a loro, altri sette atleti con un personale inferiore alle 2.06. Per la gara femminile, c’è il ritorno di Amane Beriso, etiope, che nel 2022 vinse la Maratona di Valencia in 2.14.58, diventando allora la terza donna a scendere sotto le 2.156.
Il re dei supermercati
Ora, forse qualcuno si starà chiedendo: come mai questa abbondanza di record a Valencia? Come ci sono finiti tutti questi élite in città? Basta la conformazione fisica del luogo e la promessa di un record ad attrarre le attenzioni dei podisti più forti in circolazione? Ovviamente la risposta è no, e di mezzo ci sono sempre loro.
I soldi.
Se Valencia è diventata la Ciudad del Running, con la sua costellazione di eventi collaterali alla Maratona, non è solo per i miracoli di marketing e passaparola attorno al percorso più veloce d’Europa. Dietro c’è la mano di alcuni importantissimi investitori che nel tempo hanno mosso capitali ingenti verso la città. Il primo, e di gran lunga il più importante, è Juan Roig, miliardario spagnolo a capo di Mercadona, una delle catene di supermercati più importanti in Spagna. A partire dal 2011 emissari di Roig per conto della sua fondazione filantropica - la Trinidad Alfonso - avviano i contatti con gli organizzatori della gara, vedendo nell’evento una lucrativa possibilità di guadagno. Come riportato in un denso articolo di LetsRun.com, Roig nutre un certo interesse per la corsa:
«Vede la corsa come una metafora della vita, con lo sport a dimostrare il valore di una forte etica del lavoro - i risultati del giorno della gara come riflesso del lavoro messo in campo durante l’allenamento»7.
Più che inflazionati parallelismi tra la corsa e la vita (buoni per le parti emozionali dei pitch agli investitori, o per vendere qualche libro di self-help), il fiuto del magnate ha captato un odorino invitante: l’edizione del 2011 della Maratona, la prima con arrivo e partenza incorniciati dai ghiribizzi architettonici di Santiago Calatrava - ideatore del progetto per la Ciutat de las Artes y las Ciencias - e la prima che si tiene a dicembre invece che a febbraio (anticipando il periodo della preparazione atletica dei partecipanti alle temperature più miti dell’estate e dell’autunno), raddoppia in un solo colpo il numero dei suoi finisher, che passano da 2,700 a 4000 (su un totale di oltre seimila partecipanti). I risultati dell’edizione successiva sono sorprendenti: nel 2012 oltre 15,000 podisti hanno preso parte all’evento. Il peso delle iscrizioni è l’elemento indispensabile alla sostenibilità economica, con la sola vendita dei pettorali che nel 2023 ha generato il 60% di quei ricavi che permettono all’evento di sostenersi8.
A fianco di un branding basato sulla velocità del percorso, le tasche bucate di Roig mettono in campo un sistema molto interessante tra ingaggi e premi per gli atleti élite e per i pacer che possano traghettarli verso nuovi record. Dal 2017 il giochino comincia a ripagare gli sforzi economici di Roig con una pioggia di record, e il giro dei professionisti si allarga a dismisura, arrivando ad includere una quantità di nomi di primo piano che spesso e volentieri supera la disponibilità di alcune Major.
Il peso economico della Maratona di Valencia
Dicevamo in apertura, il peso della Maratona di Valencia non è solo sportivo: c’è un lato economico che fa gola a tanti diversi attori del territorio. Con un movimento centrifugo, i soldi del main event nel palinsesto podistico della Ciudad del Running sono piovuti a cascata su vari settori della città di Valencia, a vari livelli.
Il come e il quanto è stato reso pubblico in un report commissionato dall’organizzazione della Valencia Marathon all’Ivie (Instituto Valenciano de Investigacion Economica) per l’edizione 2023. Il documento è liberamente consultabile9. Per riassumere: l’istituto stima che i 32,500 partecipanti abbiano generato per la città un giro d’affari di 31.3 milioni di euro, con i turisti internazionali che avrebbero contributo al 78% di questa cifra. Con un investimento iniziale dell’organizzazione di poco più di 6 milioni di euro (in questa cifra sono incluse le quote ricavate dalle iscrizioni), il ritorno sull’investimento per la città è del 500%, con un impatto fiscale di circa 10 milioni di euro.
L’evoluzione della composizione demografica della massa degli atleti è significativa. Se nel 2011 i podisti spagnoli rappresentavano il 90% dei partecipanti, nel 2023 i rapporti si sono totalmente ribaltati: i nazionali sono stati appena il 43% a fronte di un 57% di turisti sportivi provenienti dal resto del Mondo - e il trend non è invariato nel 2024. Per il settore terziario della città il dato sui turisti generati dalla gara rappresenta una miniera d’oro: il report stima che gli stranieri spendano 4 volte in più in città, con una spesa distribuita tra hospitality (il settore più aiutato dai soldi dei turisti), food & beverage, trasporto pubblico e privato, divertimenti, ecc.
Parte II. Fare questa Maratona è un messaggio sbagliato?
Con questo contesto in mente, ragionare sui pro e sui contro nella realizzazione della Maratona all’indomani del disastro che ha colpito la regione di Valencia dovrebbe diventare un po’ più semplice.
La divisione tra chi si schierava a favore dell’evento e chi si schierava contro è emersa immediatamente, soprattutto sotto ai lanci social che dopo due settimane di silenzio finalmente hanno confermato la gara. Alcuni hanno evidenziato le probabili problematiche logistiche che sicuramente interesseranno l’evento: il dispiego di forze di sicurezza e di presidi sanitari sul percorso, a rubare braccia alle zone colpite; la creazione dell’Expo per la Maratona alla Feria Valencia, nel luogo in cui si stanno raccogliendo gli aiuti. Secondo una persona di Valencia tra i miei contatti, che ha preferito rimanere anonima:
«Ci sono molti luoghi di Valencia dove le autostrade ancora non sono al 100%. Ci sono veicoli di sicurezza tra pompieri, ambulanza e polizia che viaggiano incessantemente. Avremmo dovuto rimandare la gara a un altro momento. Questa è la mia opinione e solo la mia opinione. Forse altre persone dai luoghi colpiti la pensando diversamente».
Alcuni, ancora, trovano che semplicemente non sia tempo di celebrare una festa come una Maratona, e chiedono rispetto per le vittime, per le loro famiglie e per chi ha perso tutto10.
Altri - anche alcuni runner direttamente colpiti dalla DANA11 - si sono schierati apertamente a favore dell’evento, principalmente per tre motivi: il boost economico che può dare alla città; l’aiuto morale, nel ripensare a una Valencia normale; per il fatto che il centro di Valencia è sopravvissuto pressoché indenne alla catastrofe12, e quindi sarebbe pienamente restaurato entro la data della partenza - mezzi pubblici compresi.
8 chilometri: turismo e gentrificazione
Il fatto che l’epicentro del disastro - e specialmente il quartiere di Paiporta, ancora sommerso da fango e detriti, e ancora nel pieno della conta dei danni in termini di vite e di beni - si trovi ad appena 8 chilometri di distanza dal tappeto azzurro della linea di arrivo rappresenta un problema per una serie di ragioni profonde che caratterizzano l’area di Valencia.
La prima ragione è particolare rispetto all’area di Valencia (ma anche ad ampie porzioni di Spagna, specie sulla costa mediterranea), e ha a che fare con il turismo, di cui la Maratona è diventata un’espressione. A livello universale, c’è qualcosa di problematico nell’idea di creare una safe zone all’interno della città, uno spazio idealizzato per il turista-sportivo che, sollevato a livello morale dal suo obolo in beneficienza, non deve fare altro che godersi la sua gara mentre dietro le quinte del centro ripristinato e festante c’è la lotta del tessuto sociale per rimarginare ferite che impiegheranno anni per ricucirsi. Ne ha parlato di recente anche Salvatore Papa su Lucy sulla Cultura, in merito all’alluvione che a fine ottobre ha colpito Bologna13. La città ha avuto due velocità: il centro preservato per i turisti da una parte, le zone circostanti con i residenti e gli studenti a spalare il fango dell’ultima alluvione dall’altra.
Sempre in riferimento alla questione del turismo, ma con uno zoom-out che allarghi ancora di più il campo, è problematico che il percorso della gara tracci una sorta di linea di demarcazione simbolica tra le aree centrali sature di locali adibiti ad affitti brevi per i turisti e le zone periferiche in cui viene spinto chi non ha il potere economico di stare al passo delle richieste sempre più alte del mercato abitativo. L’intricato rapporto della Spagna con la pressione di un turismo cresciuto in maniera tanto sregolata e repentina da modificare nell’intimo il tessuto sociale delle città è finito al centro di un dibattito che negli scorsi mesi ha interessato alcuni dei maggiori centri della penisola Iberica. Dopo le proteste estive di Barcellona (il caso più mediaticamente seguito, quando a luglio i locals, sulla Rambla, avevano attaccato i turisti con pistole ad acqua) e delle Baleari, l’esasperazione ha toccato anche Valencia - il cui centro conta 12,000 AirBnb e una stima di 50,000 abitazioni adibite ad affitti brevi irregolari. Il culmine della tensione è stato raggiunto appena un paio di settimane prima del disastro della DANA, quando il 19 ottobre circa 15,000 persone hanno preso parte a un corteo di rivendicazione del diritto all’abitare che procedeva al sinistro grido di Valencia s’ofega, in dialetto valenciano: l’intera campagna è sostenuta dalla forte connotazione territoriale, quasi campanilistica. “Valencia affoga”: nei flutti del turismo ipercapitalista che snatura, emargina, svuota di significato i centri e sostituisce il vero con i simulacri di un’idea posticcia della realtà14. E per di più, spesso e volentieri sposta i capitali guadagnati (anche quelli dei maratoneti e delle loro famiglie) dalle città all’estero - leggi tra le righe Airbnb.
L’espansione incontrollata dell’agglomerato urbano per recuperare nuovi spazi abitativi a fronte sia di una carenza di abitazioni - riconvertite in affitti brevi per turisti - sia di prezzi proibitivi ha contribuito a massimizzare i danni della DANA, che ha colpito con particolare durezza in quelle aree dove la pianificazione urbanistica è stata più scarsa per sopperire in fretta alle mancanze. Del caos nell’urbanizzazione feroce della zona offre un buon quadro la rivista Politico15.
Turismo di massa e cambiamento climatico
La seconda ragione è più universale, e ha a che fare con il cambiamento climatico. La DANA - influenzata tra le altre cose dal calore oltre misura del Mediterraneo e dalla carica di umidità dell’aria generata dalla temperatura crescente - è quel tipo di fenomeno atmosferico che meglio può aiutarci a comprendere la repentinità del cambiamento climatico innescato dalle azioni dell’uomo. Il turismo è una di queste, e contribuisce al conto finale con una quota di circa l’8/10% di tutte le emissioni.
Come ho ripetuto in altre occasioni, l’impronta carbonica di un grande evento è influenzata principalmente dai trasporti dei partecipanti - si parla di almeno l’80/85%. Vale quanto già espresso nella scorsa puntata dai rappresentanti di Vionmo, azienda che si occupa di audit di sostenibilità per eventi sportivi e non: pochi viaggi in aereo possono contribuire a vanificare tutto il buon cuore delle azioni ecologiche messe in campo dalle organizzazioni (o dagli altri partecipanti, secondo la loro coscienza)16. Trasliamo i pochi viaggi in aereo a un pool di quasi il 60% dei partecipanti su un evento da 35,000 presenze - più un gruppo di 3 accompagnatori di media.
L’impatto inquinante generato dalla Maratona di Valencia, che ci piaccio o no fare le gare di corsa, è enorme. E si inserisce in pieno nel quadro dell’impatto generato dal turismo di massa sul computo finale.
Conclusioni: un momento di svolta
Come scriveva Emanuele Atturo su
fa a proposito del tennis17, anche la macro industria del running, di fronte alle sfide poste dal cambiamento climatico dovrà con ogni probabilità reinventarsi e adattarsi, sia per quello che riguarda la collocazione del calendario delle gare - che saranno spostate quasi tutte ai mesi “più freddi” (finché la nozione relativa di freddo reggerà) - sia per quello che riguarda tempi e modalità degli allenamenti di professionisti e non.È in questo scenario di adattamento che le organizzazioni delle gare possono fare la differenza, sensibilizzando e introducendo serie misure contro la crescita smodata delle presenze, specie degli internazionali. Per Valencia sarebbe stata una buona occasione per lanciare un messaggio forte nel nome di chi ha perso tutto, dimostrando attenzione e sensibilità verso le dinamiche più profonde che hanno contribuito al verificarsi del fenomeno estremo.
Invece, resta il timore che il profitto si sia stato l’unica stella polare dell’evento. La pezza che ci è stata messa a livello mediatico è quella poetica del «sole che torna dopo ogni tempesta». Il tempo però scorre: quanto manca alla prossima tempesta?
Ringraziamenti
Per questa puntata vorrei ringraziare
per uno scambio di opinioni sul tema. Questa newsletter racconta con precisione cose sulla Spagna e il Portogallo che non si leggono da nessuna altra parte. Anche la sua copertura del disastro della DANA ha offerto i soliti spunti interessanti. Qui l’episodio Solo il popolo salva il popolo, che racconta di come destra ed estrema destra spagnole si stanno appropriando del disastro per la propria narrazione politica xenofoba; qui, l’episodio Spain is different sul turismo di massa.Ringrazio anche la mia amica Tamsin, che in questi giorni si trovava a Valencia: oltre ad aiutare nelle aree colpite e a fare alcune domande da parte mia, ha scattato delle foto dell’arrivo della Maratona.
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Per sapere come funziona il sistema di catalogazione delle gare di World Athletics, rimando alla puntata di ACPQC? di domenica 10 novembre 2024 - che si legge qui.
Di questa gara ne parlo nella puntata dello scorso anno: Fail like Joshua: Maratona di Valencia 2023 (qui)
La solita copertura di «Citius Mag». https://citiusmag.com/articles/yomif-kejelcha-half-marathon-world-record-valencia-2024
L’anno prima, stessa città, Giddey aveva disintegrato il record mondiale femminile dei 5,000 metri su pista, nello stesso evento su invito in cui Joshua Cheptegei aveva fatto altrettanto sui 10,000 metri maschili - il record di Cheptegei ancora regge; quello di Gidey è caduto nel 2023.
La lista completa degli atleti e delle atlete è su «Citius Mag»: https://citiusmag.com/articles/valencia-marathon-2024-elite-fields-announced-sisay-lemma-kenenisa-bekele-amane-beriso
Da Jonathan Gault, How Valencia Became the “Ciudad del Running”, «LetsRun.com», 22 dicembre 2022. L’articolo è ricchissimo di aneddoti sulla nascita della Maratona di Valencia, su come Trinidad Alfonso sia diventata il main sponsor, e sui problemi affrontati dall’organizzazione per mantenere l’appetibilità della gara alta. https://www.letsrun.com/news/2022/12/how-valencia-became-the-ciudad-del-running/
Istituto valenciano de Investigacion Economica, 43 Maratón Valencia 2023: Impacto Económico, marzo 2024. https://www.valenciaciudaddelrunning.com/revistas/43-MVTA-2023-ivie/, p. 12.
Istituto valenciano de Investigacion Economica, 43 Maratón Valencia 2023: Impacto Económico, marzo 2024. https://www.valenciaciudaddelrunning.com/revistas/43-MVTA-2023-ivie/
C’è una testimonianza, in spagnolo, in cui si denuncia apertamente il sistema di passaggio di dorsale ancora in vigore da parte dell’organizzazione dopo il disastro. Un maratoniano que no tiene ánimo para correr la Maratón de Valencia denuncia “lo que está haciendo la organización con esos dorsales, es puro negocio y no es digno en estas circunstancias", su «Diario del Triatlon». https://diariodeltriatlon.es/art/26953/un-maratoniano-que-no-tiene-animo-para-correr-la-maraton-de-valencia-denuncia-lo-que-esta-haciendo-la-organizacion-con-esos-dorsales-es-puro-negocio-y-no-es-digno-en-estas-circunstancias.
Il coach spagnolo José Garay parla di come sta aiutando gli iscritti da lui seguiti a riprendere in mano l’allenamento a poche settimane dalla gara. Muchos corredores del Maratón de Valencia me han pedido consejo, no saben que va a pasar con sus vidas, lo han perdido todo, están cansados... pero quieren estar en la línea de salida", su «Diario del Triatlon». https://diariodeltriatlon.es/art/26954/muchos-corredores-del-maraton-de-valencia-me-han-pedido-consejo-no-saben-que-va-a-pasar-con-sus-vidas-lo-han-perdido-todo-estan-cansados-pero-quieren-estar-en-la-linea-de-salida
Questo è accaduto per una ragione fondamentale: un precedente illustre. Nell’ottobre del 1957 un’alluvione molto simile alla DANA del 2024 aveva colpito - quella volta sì - il centro della città, portando il fiume che attraversava la città, il Turia, all’esondazione. Un bilancio di almeno 400 vite umane e danni per 16 miliardi di pesetas portò il governo di Francisco Franco a elaborare un piano per deviare il corso del fiume per 12 chilometri verso sud - alla grande opera fu dato il nome di Plan Sur, e fu completata nel 1973 (nel 1969 per la propaganda franchista).
S. Papa, Bologna e il turismo nel disastro, 15 novembre 2024, https://lucysullacultura.com/bologna-e-il-turismo-nel-disastro/
L’organizzazione dell’evento è stata portata avanti dal comitato Valencia no esta en venda, che tra i punti del proprio manifesto parla principalmente di due problemi: la speculazione delle autorità locali sul vivere - inteso in senso ampio, al centro della requisitoria c’è anche la sparizione delle attività commerciali - e la trasformazione di Valencia in un parco dei divertimenti per turisti (qui il manifesto completo).
A. H. Moralez, Living Cities: Unchecked urban expansion proves deadly in Valencia, 7 novembre 2024. https://www.politico.eu/newsletter/global-policy-lab/living-cities-unchecked-urban-expansion-proves-deadly-in-valencia/
Organizzare una gara di corsa, oggi. https://acosapensoquandocorro.substack.com/p/organizzare-una-gara-di-corsa-oggi
Ciao Lorenz, ho letto con cura tutte le tue parole da iscritto a questa maratona.
Mi piace sempre leggere le provocazioni che lanci e i dati che porti a tuo sostegno.
La scelta che mi ha fatto più propendere a volare in Spagna è stata quella di iniettare risorse in un'economia locale che credo possa averne bisogno.
Fermare la manifestazione avrebbe dato sicuramente un messaggio forte per i diversi motivi che hai elencato, ma mi chiedo che effetto avrebbe avuto per chi aspetta questa momento da tutto l'anno soprattutto dopo DANA per risanare i conti ammazzati dai danni.
È un tema molto divisivo e il mio vuole essere semplicemente un modo di intavolare un dialogo.