🏃🏻♂️🏃🏻♂️ Buongiorno!
Mentre questa puntata sbarca nei vostri inbox in Spagna si sta correndo una delle gare più importanti del 2023: la velocissima Maratona di Valencia.
Che poi, cosa vuol dire che una gara è veloce? È una questione di altimetria: più il percorso è pianeggiante, più la gara è “veloce”. E più la gara è veloce, più c’è la possibilità di vedere atleti fenomenali correre tempi stellari.
Un buon motivo per seguire la Maratona di Valencia da vicino è l’esordio sui 42 kilometri di Joshua Cheptegei, atleta ugandese detentore di un paio di record mondiali: cinque e diecimila metri.
(Aggiungiamo anche la partecipazione di Kenenisa Bekele, uno dei tre esseri umani a scendere sotto il muro delle due ore e due minuti in maratona).
Iniziamo con il salutare tutte le persone che nell’ultima settimana si sono iscritte ad A cosa penso quando corro?. Benvenute e benvenuti: e grazie per avermi dato tanta fiducia da permettere volontariamente che i miei pezzi sulla corsa scivolino nella vostra cartella di posta elettronica.
Ne approfitto per invitare chi non lo avesse fatto a recuperare la scorsa puntata, a cui tengo molto - trovate il link in fondo all’episodio.
In questa puntata:
Come un appassionato di corsa calcola il passaggio del tempo
La scienza dietro la scelta di una gara
Come ho scelto la mia prossima gara di corsa?
Sassolini nelle scarpe
Il tempo del runner
Credo di avere un problema con il passaggio del tempo.
Se la gran parte della storiografia occidentale ha arbitrariamente incasellato gli eventi fondanti per la propria identità culturale nei due grandi domini dell’Avanti e Dopo Cristo, come se l’anno 0 fosse un interruttore (idi-di-marzo.ac / anno-dei-4-imperatori.dc suona bene), io registro gli eventi della mia vita a partire dalla mia ultima gara di corsa.
AR - DR. Avanti Ravenna - Dopo Ravenna.
Non è che faccia questa cosa perché in testa ho nient’altro che la corsa: è semplicemente un tic di quelli un po’ strani, quelli che ti fanno raccontare «sai, conosco un tizio che conta il tempo in questa maniera del tutto stupida e disfunzionale».
Ma non voglio prediche sulla scarsa ortodossia di questa pratica: ci sono in giro persone che misurano il tempo sulla base dei giorni che mancano a Natale, o ai giorni trascorsi dalla data della propria laurea; o dai giorni che mancano alle ferie. A loro sono sicuro che nessuno direbbe niente. D’altra parte quando Basaglia ha chiuso i manicomi ci ha ricordato che da vicino nessuno è normale.
E quindi eccoci qui, nella terza settimana dopo la mia ultima gara di corsa - Mezza Maratona di Ravenna: per tuttə lə nuovə arrivatə lascio il link al racconto in fondo.
E che si fa ora?
Dopo quattro mesi di esecuzione serrata degli allenamenti, nelle settimane immediatamente successive alla gara sono stato più o meno coercitivamente costretto a fermarmi da un lieve dolore al tendine d’achille destro - che per fortuna è rientrato.
La calma del riposo mi ha donato la lucidità per capire un paio di cose:
L’allenamento fa scena, il riposo meno. Ossia, se voglio andare lontano devo imparare a rispettare i segnali di stanchezza del mio corpo, a fermarmi e a riposare.
Devo trovare un’altra gara da preparare.
A scanso di equivoci che mi farebbero passare per uno di quegli agonisti un po’ toxic e oltremodo fomentati, ho già spiegato che gareggiare non è neanche tra le prime 10 cose più importanti dell’intera esperienza del running. E ci mancherebbe altro.
Ma allo stesso tempo, la competizione è lo stimolo che il mio corpo, la mia mente e il mio spirito mi stanno chiedendo in questo preciso periodo della mia vita da corridore.
Il mio corpo me lo chiede perché raramente ho raggiunto uno stato di forma come quello che ho toccato al termine della preparazione autunnale per la gara di Ravenna.
La mia mente me lo chiede perché l’ordine che la meticolosità della preparazione mi dona è vitale nell’addomesticare il caos di un periodo difficile.
Il mio spirito me lo chiede perché… perché sì, lo spirito chiede e basta: noi eseguiamo.
La scienza dietro la scelta della gara
Bene: decisione presa, non resta che definire la distanza della prossima gara e il luogo.
Comincio a vagliare qualche ipotesi: Roma, Parigi, Bologna, Lisbona… città splendide a cui sono legato da ricordi più o meno vividi.
Per qualche giorno fantastico su queste destinazioni, ma finisco per escluderle tutte. Sto cercando un percorso ““facile””, quindi senza troppi saliscendi. Comincio a guardare i profili altimetrici di tutte le gare. Sento già le risate dei trail runner in sottofondo.
Non sono nemmeno sicuro di voler correre una mezza maratona, o magari una maratona.
La maratona è difficile - penso - necessita di tempo, di energie. Voglio davvero dedicare tutto questo tempo alla corsa? Cosa diranno le persone a cui toglierò questo tempo e queste energie?
È un self talk che vale la pena fare. Ci sono momenti della propria vita in cui la preparazione per una distanza come la maratona semplicemente non potrebbe essere rispettata.
Per me non è uno di questi periodi: per cui vada per la maratona. Ormai l’ho detto, mi sono fregato da solo.
Eh già… e quindi che si fa?
Decidere di voler correre una gara è un conto. Preparare la gara è un altro. Scegliere la gara un altro ancora.
Per uno che come me ha visto nella corsa la possibilità di togliersi qualche soddisfazione personale, ma anche la scusa buona per viaggiare in Italia e in Europa con la scusa di una gara, scegliere la gara è uno psicodramma, ogni volta.
Per fare un esempio abbastanza comune: avete presente la sindrome da Netflix? Quando entri sull’app e vedi tutti quei contenuti e non riesci a decidere cosa scegliere.
Ecco, la scelta di una gara oggi è così: tutti i weekend ci sono gare di tutti i tipi. Scegliere una meta vuol dire escluderne un’altra, per forza di cose.
Come ho scelto la mia prossima gara di corsa?
Fast forward.
L’illuminazione mi arriva ricordando una chiamata tra me e Lorenzo Lotti due giorni prima della gara di Ravenna - Lorenzo è il running coach che ha seguito la mia preparazione alla Mezza Maratona di Ravenna. E soprattutto, è un atleta formidabile: è campione italiano di corsa sui 100 kilometri e detentore di un Guinness World Record.
Mentre ci confrontiamo su quanto fatto fino a quel momento, Lorenzo mi dice:
I tempi importanti, le prestazioni migliori si fanno nelle gare vicino a casa.
Sono a Milano, è una splendida mattinata di Novembre (siamo in piena estate di San Martino). Sto bevendo un caffè al sole della mia finestra, durante un istante di pausa dal lavoro.
Vedo i palazzoni che stanno sulla Martesana e penso proprio che nella bellezza di questo precario sole autunnale dedicherò alla pausa pranzo una corsetta calma, tranquilla e godereccia - più che un allenamento vero e proprio, una sgambata totalmente per me.
La Martesana è stata la mia casa per gli ultimi due anni e mezzo, e le prestazioni migliori si fanno a casa.
Gli spazi cominciano a colorarsi.
Ma certo: Milano. La Maratona di Milano 2024. Che dovrebbe cadere in primavera, penso.
Vado a controllare, e in effetti sarà il 7 aprile 2024.
Casa, o almeno, casa negli ultimi anni. La soluzione era così semplice.
Vedere Milano dall’esterno
Milano è la città che mi ha ospitato negli ultimi due anni e mezzo. O per meglio dire: Milano è la città nella quale sono stato ospite negli ultimi due anni e mezzo.
Non è sempre corso buon sangue tra me e questo luogo. Sarà che, con sangue contadino nelle vene, mi manca la vista a grandangolo sulla campagna aperta. Oppure saranno le motivazioni che adducono sempre tutti: il ritmo asfissiante di una città insostenibile, o i problemi pratici, come un costo della vita quantomeno ostile per le tasche di un ventisettenne dalla carriera appena avviata.
Oppure, ancora, sarà l’hype costruito in anni di narrazioni tipicamente popolari, secondo cui pronunciare l’anatema “Vado a Milano” significa invocare una formula di gravità e serietà quasi misterica.
Per le ottuagenarie vicine di casa del paese in Romagna, andare a Milano è un po’ come andare in televisione, o come andare dal Presidente della Repubblica. A Milano ci vanno quelli che hanno cose importanti da fare.
Milano, per noi, è sempre stata un concetto, e porta con sé l’idea delle cose di massima serietà: cose distanti, come Milano.
Perché Milano è questo: più che veloce - un aggettivo un po’ inflazionato per descriverla - irraggiungibile. Troppo per chiunque.
Sassolini nelle scarpe
Ho qualche conto in sospeso con questa città.
Uno di natura prettamente sportiva. Dalle due gare che ho corso a Milano - Maratona di Milano 2023 e Stramilano 2022 (mezza maratona) - sono uscito malconcio e deluso. La Maratona di Milano 2023, in particolare, è stata una di quelle gare che mi hanno fatto odiare l’intera esperienza della corsa. Genuinamente.
Preparata male e corsa peggio - con la spocchia di uno bravino che pensa di potersi accontentare del compitino per tirare fuori un super tempo, alla Maratona di Milano 2023 ho capito cosa significhi il concetto di rispettare la maratona.
Perché se rispetti la maratona, you will run the marathon; altrimenti the marathon will run you.
L’altro sassolino è di natura sentimentale. Milano, più di ogni altro luogo, è la città che mi ha visto diventare grande. A Milano ho avviato la mia carriera, ho conosciuto persone che mi sono entrate nel cuore; sulle sue strade ho preparato almeno in parte tutte le gare che ho corso. Ho consolidato il rapporto con mio fratello. Mi sono innamorato.
Non voglio lasciarmi male con un luogo che per me è stato così importante.
Nella mia testa bacata da runner non so trovare una celebrazione migliore del mio rapporto con un luogo che dedicargli una maratona.
Sì, certo, non è una gara che correrò avendo in mente di godermi particolari panorami, e so che nello stesso periodo in Europa ci sono gare fantastiche a cui sto rinunciando.
Conosco il percorso, da Porta Venezia a Porta Venezia, fino a Gae Aulenti e poi il Duomo, trotterellando per i viali curvi attorno a Corso Sempione, che solo a passarci mi sono sentito un facoltosissimo sciuro in trench con il Corriere sotto braccio.
Attorno al kilometro quindici Libeskind, Hadid e Isozaki, la fiera e il superlusso degli attici un po’ pacchiani di CityLife. Poi San Siro e il parco di Trenno; e dal Parco di Portello a parco Sempione, passando per il corso, è un po’ come percorrere un lungo rettilineo che porta, fino all’ultima curva, davanti all’arco dei giardini di Porta Venezia.
Vedi? Ormai io conosco te, e tu conosci me.
Cara Milano, salutiamoci il 7 aprile 2024. Finiamola con le ostilità come si deve. E allora, ci sarà veramente un Avanti Milano e Dopo Milano.
Link, letture, consigli
La puntata dello scorso weekend. Un messaggio che non deve scadere nella retorica, un impegno che non può limitarsi alle parole. (Grazie ancora a
per il suo ruolo centrale in questa collaborazione: e mi raccomando, iscrivetevi alle sue newsletter, perché ne vale veramente la pena).Il racconto della mia Mezza Maratona di Ravenna.
I progetti di Lorenzo Lotti
Il profilo Instagram del mio running coach Lorenzo Lotti è una miniera di consigli molto utili sulla corsa (qui il link).
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Un podcast (pt.2)
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