Dalla sveglia al traguardo
Cosa succede il giorno di una gara di corsa? Ve lo racconto attraverso la mia esperienza alla Mezza Maratona di Ravenna
Domenica 12 novembre ho corso la Mezza Maratona di Ravenna e ho centrato l’obiettivo che mi ero prefissato all’inizio della preparazione: ho migliorato il mio personale di circa un minuto (50 secondi).
Non vorrei entrare nel merito del tempo che ci ho impiegato per percorrere i 21 kilometri e 97 metri della distanza, perché penso che questo dato andrebbe ad inficiare il rapporto del lettore con il resto della puntata - facciamo che, solo per dovere di cronaca, ve lo dico alla fine.
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Ho scritto questo episodio per rivivere una giornata per me divertentissima, dalla quale sono uscito portandomi via almeno due spunti fondamentali:
Per quanto l’idea di gara non sia neanche tra le prime cinque (o dieci) cose più importanti dell’intera esperienza del running - si può esseere corridori appagati anche senza gareggiare - l’idea della competizione è per me molto importante, stimolante e appagante, almeno in questa fase della mia vita;
Da un lato, il giorno della gara ci sono una serie di cose che hanno funzionato, e per questo vorrei riportarle, a mo’ di spunto; dall’altro, per me ogni scusa per parlare di running, e di Ravenna, è buona.
Insomma: un ibrido tra un racconto con il quale spero di farvi rivevere le emozioni di un percorso bellissimo, e una serie di idee (chiamarle consigli sarebbe pretenzioso) per chiunque avesse voglia di cimentarsi in uno di quei tipici obiettivi da bucket list come la partecipazione ad una gara di corsa.
Ma basta con le premesse: è ora di cominciare il nostro racconto delle sei ore delle mia Mezza Maratona di Ravenna, dalla sveglia al traguardo.
PS. A scanso di equivoci: nessuno dei marchi che saranno citati mi ha pagato in alcun modo per avere l’onore di finire in questa puntata: le menzioni sono solo e soltanto per il famoso e già citato dovere di cronaca.
Cosa succede il giorno di una gara di corsa?
Vediamolo passo a passo: e andiamo con ordine.
Parte prima: il pre gara
Sveglia alle 6
Uscire dal letto non è difficile, nonostante l’orario non proprio tipicamente domenicale e il freddo (sì, la mattina di domenica 12 novembre è stata veramente fredda - siamo al livello in cui fa notizia il fatto che a novembre fa freddo).
Ho dormito bene, e l’adrenalina che solo il giorno della gara è in grado di scatenare mi scaraventa subito fuori dalle coperte.
Colazione
Durante questa preparazione, la colazione pre gara per me è stata una novità. Si parte con due bicchieri d’acqua e due capsule di fermenti lattici.
Niente caffè (anche questa, di per sé, è una novità): solo tre fette di pane, tre generose cucchiaiate di miele, una manciata di mandorle e una banana.
Caricarsi
Non può mancare la mia playlist pre gara, risalente alla mia prima Mezza Maratona di Ravenna, di due anni fa - ha sempre portato bene e non l’ho mai cambiata.
È ora di andare in bagno
Questa parte ve la risparmio.
Con una nota: vi prego, che abbiate una gara o che abbiate un semplice mattutino: go for number 2. And thank me later ;)
Vestizione
Ricordate: se al momento della partenza da fermi siete al caldo, allora durante la gara avrete caldo. L’ho imparato il giorno della mia prima gara, sempre a Ravenna due anni fa.

Cominciamo. Scalda muscoli: non tanto per il freddo, quanto per un problema di sfregamenti all’interno della gamba che in passato mi ha pesantemente limitato.
In seguito, pantaloncini e maglietta termica a maniche corte Asics. Visto che le graffette del pettorale mi darebbero fastidio indossando solo la maglietta termica - che resta molto attillata - infilo anche una canotta grigia, su cui aggancio il pettorale.
La combo maglietta + canotta mi conferisce quell’inconfondibile stile da giocatore di basket amatoriale.
Come accessori porto un berretto, i miei occhiali Oakley, un piccolo marsupio per gel e cellulare.
Capitolo calze e scarpe. Sin dall’inizio della mia carriera da runner, ho subito cominciato a correre con calze tecniche da montagna, con cuciture tattiche per evitare vesciche (Decathlon, reparto montagna - Quechua per gli amici).
Le scarpe sono Asics GT-2000 11. Sicuramente non la scarpa che Kiptum indosserebbe per una gara da vita o morte con l’obiettivo di scendere sotto le due ore in maratona - un salvavita per un iperpronatore come me.
Ore 7.30: verso Ravenna
Raggiungo a piedi casa di Elvio, che correrà la maratona, e ci avviamo verso Ravenna in auto - 20 minuti. È la mattinata più fredda in Romagna da un bel po’ di tempo.
In macchina si stempera la tensione, si parla della gara, ci si lamenta dei potenziali acciacchi, si commenta il percorso e, ovviamente, ci si confronta su quanti strati di vestiti si è intenzionati a tenere in gara. In auto, continuo a idratarmi per bene con dell’Energade.
Arrivo a Ravenna
A differenza degli scorsi anni abbiamo a nostra disposizione una zona partenza al coperto in cui cominciare a mobilitare i muscoli al caldo. Un bel vantaggio.
Grave errore farsi rinfrancare dal caldo e sottostimare i tempi che serviranno per la pausa pipì - fisiologica dopo i litri d’acqua bevuti in previsione dello sforzo.
Integrazione pre gara
30 minuti allo start. È ora del Pre Sport di Enervit: immaginate di mangiare un blob informe gusto cola, pieno di caffeina e di carboidrati a lento rilascio.
Buono? Nulla di più lontano dall’idea di buono. Utile? Sicuramente, perché estremamente leggero e non impattante su stomaco e intestino: e in più non lascia la necessità di bere.
Il riscaldamento
A differenza di quanto fatto nelle scorse gare - in cui, qualche breve allungo a parte, i primi due kilometri di gara erano il mio riscaldamento -, questa volta ho eseguito un buon warm-up.
Venti minuti di corsetta, tecniche, allunghi: skip, corsa a gambe tese, calciata dietro. Inserisco in questa routine una fase di mobilità specifica per le caviglie.
Inoltre, aggiungo una dose di esercizi di visualizzazione di quella che sarà la gara: cerco di immaginare nella maniera più precisa possibile come approccerò i primi cinque kilometri, poi i successivi cinque, poi i seguenti cinque, e poi il finale.
Entrare in griglia
Saluto Elvio, che è in una griglia diversa dalla mia, ed entro nella mia area di partenza.
Al momento dell’ingresso in griglia, comincia a salire l’adrenalina, una sostanza strana: bisogna essere in grado di prenderne il buono, limitando il più possibile gli effetti collaterali.
Con il pubblico, il tifo, i fotografi, il clima gara, è necessario imparare a non farsi caricare troppo dall’adrenalina: il rischio è quello di accelerare cullati dall’effetto della sostanza, e al momento del down ritrovarsi in riserva anzitempo..
Lo speaker presenta i top runners, che nelle condizioni ideali di oggi cercheranno di battere il course record.
Manca davvero pochissimo.
Un minuto alla partenza
Faccio brevi saltelli sul posto.
Setto l’orologio GPS - all’unisono, si sentono i bip dei vari smartwatch che si agganciano al segnale satellitare.
9:14:50 secondi, parte il countdown: tre, due, uno…
Parte 2: la gara
I primi cinque kilometri
A meno di non trovarsi davanti a tutti, insieme ai top runners - che accedono all’area di partenza da una zona privilegiata che li porta direttamente in prima fila - , nel momento della partenza di una gara di corsa si vive un momento di confusione e smarrimento.
Abituati come siamo ad allenarci in solitaria, su strade di campagna deserte, o sui larghi viali dei parchi cittadini - nel mio caso su tratti del naviglio Martesana, tra Milano e Vimodrone, trafficati al massimo da qualche nutria - trovarsi alla partenza di una gara con migliaia di persone attorno che cercano di coordinarsi per prendere il proprio ritmo può essre spaesante.
Non aiuta il fatto di partire tutti attaccati.
I primi cinquecento metri si passano a schivare persone che sbucano da ogni parte, a tentare di superare i runners più lenti, a concentrarsi sulle svolte della strada per non finire addosso a qualcuno.
Ancora in gruppo, arriviamo sul canale della darsena - imperlato dalla leggerissima foschia di inizio novembre: qui, con la strada più larga, posso cominciare ad assestare il passo al ritmo che mi sono prefissato.
Individuo i pacer che avrebbero condotto il gruppo dei maratoneti a percorrere la distanza in tre ore e mi accodo a loro - il percorso della maratona avrebbe condiviso i primi 18 kilometri con la Mezza Maratona.
Su larghe strade che fanno molto Deserto Rosso navigo tranquillamente a un passo di 4 minuti e 11 secondi al kilometro fino al primo ristoro.
Kilometri 5-10
Ci addentriamo verso una zona di Ravenna che ho frequentato davvero molto di rado. Strade nuove, in parte: nella realtà dei fatti ho studiato il percorso il tanto che basta da sapere cosa aspettarmi da questo tratto di gara.
Siamo fuori dal centro storico, tra case moderne da cui si affacciano spettatori curiosi - è la prima volta che la maratona passa da qui: riceviamo l’incoraggiamento di arzilli anziani, che ci spronano a continuare così.
Gli anziani sono i supproter più concitati di queste manifestazioni: dalle nonnine alla finestra, ai signori nei loro eleganti cappotti domenicali mentre portano fuori il cane, questi spettatori non fanno mai mancare una parola di incoraggiamento ai runner.
E siamo loro grati per questo, anche se magari siamo troppo concentrati per dirglielo.
Incrocio anche Elvio, un attimo prima di voltare a gomito verso il parco di Teodorico. Ci diamo il cinque, dopo che ci eravamo salutati solo alla partenza.
Imbocco l’ottavo kilometro, entrando nel parco di Teodorico - che prende il nome dal mausoleo dell’imperatore. Qui, affronto un breve tratto su una strada bianca molto stretta, ma piacevolmente attorniata da un prato verdissimo e da un filare di alberi.
Le sensazioni sono più che positive, ho un grande feeling con la corsa e sì, so che prima di fine gara ci sarà almeno un momento di difficoltà, ma per ora mi godo una striscia di kilometri corsi in assoluta facilità e controllo del gesto.
Kilometri 10-17
Al kilometro nove, il pacer delle tre ore - che ho superato di pochi metri - invita i maratoneti che corrono con lui a visualizzare il ristoro imminente, e a prepararsi mentalmente all’idea di mangiare, bere, rifocillarsi.
Colgo l’occasione per prendere il mio primo gel zuccherato. Ha un gusto lime che mi lascia un sapore sgradevolissimo in bocca. Complice la ricarica glucidica, e complice l’effetto placebo che i gel portano con sé, accelero.
Stiamo per entrare, finalmente, nel centro storico. Ma prima, il più classico dei ponti della ferrovia.
La salita è uno scherzetto - ne parlo, ridendo, con un runner che mi affianca. Non so perché, non so come, questa salitina mi mette fuori ritmo.
Ho da poco superato la metà della gara ed entro in un tunnel di kilometri difficili - avevo il sentore che sarebbero arrivati.
Comincio ad avvertire un lieve fastidio sordo al costato: milza. Non devo andare fuori giri.
Rallento, ridimensiono la falcata, proprio mentre passiamo per le vie centrali di Ravenna: via Diaz, con le sue librerie e il caffè letterario, piazza del Popolo, nei cui baretti siedono avventori domenicali che ci spronano, via IV Novembre.
Messo alle spalle il tifo e la partecipazione delle vie più centrali, entriamo nel silenzio che attornia gli ammattonati a vista di San Vitale e Galla Placidia.
La placida bellezza di questa zona mi porta a perdonare la scomodità dei sampietrini sconnessi su cui stiamo correndo.

È una fase della gara complessa: rallento e rifiato, ma tantissimi runner mi stanno superando.
Psicologicamente è una mazzata. Non si tratta mai di una gara contro gli altri: non mi infastidisce il sorpasso, mi incupisce il fatto di vedere altri runner che mi sfrecciano di fianco come se non patissero la stanchezza.
Provo a non pensarci, e riprendo la mia gara. Passo il duomo, il battistero neoniano, il teatro Alighieri e, poco distante, la tomba del poeta che dà il nome al teatro.
Siamo intorno al kilometro 15, e in vista del tutto per tutto finale prendo il secondo gel. Gusto mela. Il sapore è molto meno sgradevole - non il mio last meal ideale, ma tant’è.
Rinfrancato dal gel, riesco a tenere un ritmo costante: quattro e venti al kilometro, leggermente sotto media per tutti i kilometri sedici e diciassette.
Mi sto preparando all’affondo finale per tentare l’assalto al mio personal best.
Kilometri 17-21,097
Passato il centro di Ravenna da parte a parte, usciamo di nuovo per percorrere gli ultimi quattro kilometri.
Guardo l’orologio: l’obiettivo è alla portata. La notizia non mi dà tempo per pensare, ma mi rinfranca. Abbasso la testa e veo che i tempi al kilometro cominciano a calare.
Passo al kilometro diciannove in 4 minuti e 9 secondi. Salgo ancora di ritmo, corro il ventesimo a 4.08.
La testa mi dice di fermarmi, ma io ripeto il mio mantra: "La fatica non esiste. La fatica non esiste. La fatica non esiste”.
Salgo ancora. Sto correndo l’ultimo kilometro a 3 minuti e 56 secondi.
Per la prima volta da quando ho iniziato la gara sento le gambe pesanti. La testa mi dice di fermarmi: e pur sapendo che mancano esattamente due curve sono molto tentato di darle ascolto. Perché tutta questa fatica? A che pro?
La fatica non esiste.
Imbocco l’ultima curva. Sono su via di Roma, il traguardo è in vista.
Passo tra le due ali di pubblico, non sento nulla, se non il respiro che si fa affannoso: sto arrancando, sto spremendo le ultimissime gocce di energia che ci sono nel barile.
Butto un occhio al tabellone del tempo finale appena prima di passare sul traguardo: 1.29.03.
Ce l’ho fatta.
E questo è stato il racconto delle sei ore tra la sveglia e il traguardo. Spero che ti sia piaciuto. Grazie per essere stato con me fino a qui.
Link, letture, video della settimana
Dal Guardian punto di vista molto interessante su una tematica molto difficile (qui il link).
Un paio di newsletter: una per gli appassionati di Lego (qui il link), una per gli appassionati di running e di contenuti che, a differenza dei miei, si leggono in un minuto (qui il link).
Infine, una storia divertentissima che unisce musica classica e la finale dei mondiali 2006. Ambientata a Ravenna (qui il link).
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Appassionante, grazie per il racconto!