800 kilometri
La distanza che ho percorso negli ultimi 4 mesi, kilometro più, kilometro meno: cosa è cambiato tra il punto zero e oggi?
Da quando ho ricominciato a prepararmi per affrontare le gare autunnali ho percorso 800 kilometri di corsa. Manca una settimana alla seconda gara che affronterò questo autunno, la Mezza Maratona di Ravenna: per allora, il contatore dei kilometri dovrebbe arrivare a 850.
800 Kilometri equivalgono grossomodo alla distanza che intercorre tra Milano, Lombardia e Barletta, Puglia. Oppure, qualora i climi caldi non facessero per voi, è la distanza tra Milano e Parigi; ancora, per i devoti, i pellegrini, o semplicemente per i camminatori, 800 kilometri è la distanza tra Saint-Jean-Pied-de-Port e Santiago de Compostela - il cosiddetto cammino francese.
Ora, da persona che non ha mai avuto un grande feeling con i numeri, e si ritrova a lavorarci ogni giorno, ho scoperto che nulla come la fredda e ieratica pompa del numero nudo e crudo o, come va di moda dire oggi, del dato è nulla più di un involucro completamente vuoto di senso.
Già, il bello (o il brutto) dei numeri e dei dati è che da soli non parlano: per quanto le intelligenze artificiali, gli algoritmi, i supercomputer siano oggi in grado di produrre cifre molto più accurate di quelle che possano partorire le misere facoltà dell’essere umano, la capacità di dare contesto e forma ai numeri, di farli comunicare e raccontare storie è una prerogativa tutta umana.
Saper ottenere qualcosa da un racconto costruito sui numeri è un super potere: un super potere che va usato con cognizione e rispetto per i propri interlocutori. Perché il rischio che la narrazione si trasformi in un pericoloso strumento di affabulazione è dietro l’angolo.
Per fortuna, la narrazione sul kilometraggio della mia ultima preparazione non avrà risvolti geopolitici catastrofici, e quindi siamo pronti per affrontare in serenità - si spera - la domanda che tutti noi (chi più chi meno) stavamo aspettando:
Nell’ambito della preparazione a una mezza maratona, 800 kilometri sono tanti o sono pochi?
Scomporre il problema
So che non è la risposta che vorreste, ma sta per arrivare. Siete pronti?
È tutto relativo. E fin qui, grazie per la risposta esaustiva.
Proviamo a capirci qualcosa di più. Come scrivevo due settimane fa, scomporre in parti più umanamente comprensibili qualcosa di difficilmente intellegibile può aiutarci nell’affrontare in maniera più proficua un problema (era il pensiero numero sette della puntata: la trovi qui).
Considerando un periodo di preparazione di sedici settimane, ottocento kilometri totali sono divisibili in cinquanta kilometri alla settimana, spaccati. 800 / 16 = 50, è matematica.
Potrei raccontare che si tratta di un numero di kilometri settimanali prima adeguato, poi elevato: ma non è così.
Ho gravitato al di sotto della quota di kilometri settimanali consigliati da quasi tutte le tabelle che si trovano su internet - che prescrivono un volume di almeno settanta kilometri settimanali, di media, per la mezza maratona.
Perché tutto questo?
Per un paio di motivi principali.
Sono riuscito a centrare la maggior parte dei miei obiettivi salvando una certa quota di kilometri settimanali - da dedicare al recupero.
In questa fase della mia vita non ci sarebbe stato spazio per correre più di così.
Proviamo a essere più specifici
Per un professionista, o per un amatore molto avanzato, 50 kilometri settimanali per la preparazione di una mezza maratona sono una quantità irrisoria; allo stesso modo, per un principiante, questa quota kilometrica settimanale potrebbe essere addirittura controproducente.
50 kilometri non sono certo tanti, ma non sono neanche pochissimi: per un corpo non abituato alla fatica, non pronto a sostenere sforzi prolungati settimana dopo settimana, si tratta di una distanza da raggiungere gradualmente.
Tornando al mio caso specifico, purtroppo, non sono un professionista della corsa, e non lo sarò mai.
A differenza di un professionista:
non ho un tempo infinito a disposizione per massimizzare il recupero - che ad oggi considero l’elemento più importante al pari dell’allenamento;
nella mia vita la corsa in questa fase può essere al massimo la cosa più importante tra le cose meno importanti;
non sono pagato per le mie performance - e il che potrà sembrare una cosa negativa, ma è la cosa più positiva;
Per quanto abbia ritrovato il feeling con la corsa dopo mesi e mesi di problemi con questo sport, il mio corpo mi ha chiesto di non andarci giù troppo pesante per quello che era il mio livello all’inizio della preparazione, e ho dovuto ascoltarlo.
Mi sono divertito, ho preservato il mio corpo dagli infortuni che mi avevano tormentato nelle scorse preparazioni, sono tornato a un buono stato di forma - non il migliore: certamente la base più solida su cui lavorare per obiettivi più ambiziosi.
In definitiva, posso dire che la conquista più importante al termine di questo periodo intenso, ma gratificante è stata la capacità di aver preso le misure ad errori che mi avevano guidato a un rapporto malsano con la corsa stessa.
Il bicchiere è pieno o vuoto?
Una cosa che ho imparato in questi ultimi quattro mesi è che la strada per migliorare sé stessi in uno sport ricco di variabili come la corsa su lunga distanza si snoda per ben più degli 800 kilometri che possono costituire la preparazione ad una singola gara.
È un tempo difficilmente quantificabile in mesi, o in blocchi di allenamento: sarebbe più sano, anche per rispetto verso i limiti a cui si porta il proprio corpo, parlare di anni.
Per quanto un blocco di allenamento possa essere affrontato bene e processato meglio dall’atleta, le variabili in atto all’interno di una periodo di preparazione per una gara così lunga sono così tante che è difficile pensare che un obiettivo possa essere colpito e centrato one shot. Entro, spacco, esco, ciao.
Per percorrere questa strada con consapevolezza e ambizione non basta contare sul proprio talento, sull’essere portati. E sì, per la verità è stato tutto ciò su cui ho fatto affidamento all’inizio della mia avventura.
Cosa ho imparato?
A una settimana dall’impegno autunnale per cui mi preparo da quattro mesi posso dire che l’ago della bilancia di questa mia preparazione alla Mezza Maratona sono stati due elementi che, con il senno di poi, mi rendo conto essere mancati in tutte le preparazioni che hanno portato a gare per me deludenti: il metodo e la costanza.
Settimana dopo settimana, allenamento dopo allenamento mi sono presentato sulla linea di partenza e ho fatto quello che andava fatto, al meglio delle mie possibilità, a partire da una progettazione metodica di ogni sessione. Ho lavorato con un criterio, insomma, mettendo nel mirino obiettivi alla sfidanti ma alla portata.
Niente dell’idea stessa di sudare per 800 kilometri al caldo di agosto, al freddo di fine ottobre, nella pioggia del ponte dei morti con il fine di correre al meglio delle proprie possibilità ventuno kilometri fa di me una persona migliore di chi non abbia mai allacciato un paio di scarpe da corsa in vita propria.
Credo, però, che per quello che è il rispetto verso me stesso e i miei obiettivi, verso l’idea di intenzionalità che cerco di applicare alle cose della vita - a partire dall’allenamento - questi 800 kilometri, passo dopo passo, ripetuta dopo ripetuta, metro dopo metro, siano stati un tassello importante nella mia maturazione sportiva - non dirò umana per non cadere nel retorico (ma non ci sono forse già un po’ caduto?).
Quindi no, non vi dirò “fate almeno una volta nella vita esperienza di una preparazione atletica”: ma allo stesso tempo, una cosa che mi sentirei di dire a tutte e tutti coloro che fossero anche solo per un singolo istante accarezzati dall’idea di gareggiare - anche solo in una 5 kilometri è provateci. Dopotutto, perché no?
Letture, link, podcast e consigli della settimana
Non posso non condividere questo episodio de Il colore verde dopo le drammatiche immagini che arrivano dalla Toscana (qui il link).
Una newsletter che ho scoperto questa settimana e a cui mi sono iscritto subito: Ibérica. Una newsletter sull’altra penisola. Vi lascio il link a un articolo di poche settimane fa che mi è piaciuto tantissimo (iscrivetevi e leggete qui).
Francesco Oggiano riprende un tema che oggi ho velatamente accennato in incipit: come parliamo delle cose che succedono nel mondo? Lo fa nella sua Newsletter (qui il link alla puntata, iscrivetevi) e nel suo podcast Closer (qui il link alla puntata).
Infine, un link tema corsa: il canale YouTube Floberg Runs porta alcuni dei migliori contenuti tema long distance e gare su strada che si vedano sulla piattaforma: come questo video super lungo, ma essenziale per chiunque prepari una gara (qui il link).