Se tu chiedi a me che ho avuto il privilegio di studiare tanta Storia: Qual è il periodo storico che più ti ha appassionato?
Cinquecento. Senza neanche pensarci. Ma non è una risposta a cui sono arrivato immediatamente.
All’inizio mi appassionavano i sanguinolenti scontri tra papi e antipapi del Basso Medioevo. I monaci amanuensi tutti presi a seguire la Regola con il corpo e con lo spirito, e la luce del Sole da qualche finestra con le loro cadreghe, per non perdere preziose ore di lavoro sulla pergamena.
Carlo Magno chiama: ci vuole il messale in Latino, non c’è tempo da perdere.
I topi di qualche campagna d’Oriente che, imbarcatisi sulle carovane veneziane che solcavano gli estremi geografici della Terra senza altra guida che la fiducia nella Provvidenza (dal Gobi a Samarcanda; poi il Mar Morto, il Mediterraneo e, finalmente, casa), regalavano all’Occidente già centro del Mondo una bella peste bubbonica.
Poi, crescendo, il ‘900, con i momenti più bassi della storia dell’Umanità. La rivoluzione d’Ottobre. Il Postwar, i totalitarismi fallici, il Vietnam, Laika, Gagarin, Armstrong, il caso Moro e la P2, Michael Jordan, Michael Jackson.
Verrebbe da travisare la lettura psicoanalitica e liquidare tutto in una perversa orgia.
Ma il Cinquecento, una volta fatti tutti i dovuti complimenti agli altri secoli (bravissimi), si è imposto. Un fascino sui generis. Il secolo più enigmatico nella Storia dell’Uomo, o almeno di quello occidentale.
Capisci il potere del Cinquecento (secolo XVI, Sediciesimo seocolo, o secolo Decimosesto) quando provi a decifrarlo tutto insieme, come un unicum.
Inizia il secolo: uomini non proprio pacifici, ma profondamente convinti di vivere in una nuova età di splendore dopo la barbarie medievale, sotto la bandiera della Santa Chiesa Cattolica vivono sulla Penisola, ognuno nel suo orticello - non in Italia, per ora.
Questi uomini solo al centro del Mondo, e nell’occhio del ciclone di qualche guerra: perché qui c’è Roma, e Roma è il caput mundi. Dio ha creato il Mondo per loro, cristiani e stirpe romana: creati a immagine di Dio, forgiati nelle sembianze di Augusto. La Terra è il centro dell’Universo, perché la volontà di Dio è grande, e pensa te che culo, ci ha voluto deliziare di codesta fortuna.
Nel giro di neanche 100 anni succede che:
L’Europa non è più al centro del Mondo - maledetto Colombo.
La tua idea di Dio è messa in discussione in mezza Europa e la tua guida spirituale, il papa, non può farci niente - maledetto Lutero.
Il mondo non è al centro dell’Universo, perché il Sole è al centro dell’Universo - “maledetto Copernico”.
Un disastro.
È un’età di mostri: i mostri che dipingeva Hieronymus Bosch - e le tentazioni di Sant’Antonio, soggetto favorito del fiammingo, sono l’invito a tenere duro, perché verranno tempi migliori.
Ma è anche un Secolo che comincia senza un utilizzo capillare della Stampa e finisce con un Indice dei libri proibiti, perché di libri hanno cominciato a circolarne anche troppi, e questo non può essere un male.
E la cosa straordinaria, dal mio punto di vista, è pensare agli uomini che hanno fatto grande il secolo XVI.
Leonardo da Vinci: con la capacità di incidere in una sterminata quantità di campi del sapere. Michelangelo Buonarroti: pittore, scultore, poeta. E ancora, due Niccolò: Machiavelli e Copernico. Fratello Luca Pacioli. Erasmo da Rotterdam. E poi, a fine secolo, Galileo, Keplero.
La loro capacità fuori dal comune di essere bravi in un po’ di tutto. Di adattarsi, e di trasmettere attraverso le forme di espressione a loro più consone lo spirito del proprio tempo.
Di tramandarci anche moniti disperati sulla loro condizione: Michelangelo su tutti, non c’è pace in lui. Il più grande, il più imitato: il più tormentato.
La città ideale, La Scuola di Atene. Le Signorie, microcosmi in sé conchiusi di poemi cavallereschi in ottave, dame e donzelle. L’Uomo che sguazza nella consapevolezza di sé: che bello, nuovi continenti, nuove cose da fare, pomodori, cacao, tuberi.
Beh, come negare, alla luce di quello che abbiamo visto, che questa cosa non sia vera. L’uomo che ha raggiunto consapevolezza di sé? Misero e miserabile!
Arrivo al dunque: io credo che oggi ci troviamo in una situazione simile.
Viviamo il momento più propizio nella Storia dell’Umanità sotto innumerevoli punti di vista. Sì, stiamo vivendo un Rinascimento incredibile, checché ne dicano tutti.
Per la nostra capacità di innovare, scoprire; mettere freno a malattie, prevenire e prevedere carestie. Per l’accesso al sapere: in maniera libera, indipendente, a prezzi sempre più bassi. L’analfabetizzazione si sta estinguendo.
Andiamo alla conquista dello spazio. I nostri corpi sono capaci di cose che fino a qualche secolo fa erano semplicemente impensabili.
Non credo manchino tecnologie, tecniche e possibilità: manca qualcuno che le sappia comunicare con efficacia.
Stiamo costruendo tecnologia a un ritmo talmente serrato che ogni tanto, guardandoci indietro, non sappiamo capire bene neanche noi che cosa ce ne faremo di tutto questo - e questo si potrebbe ovviare se l’uomo scientifico di oggi fosse più rinascimentale, ossia avesse la sensibilità per saper raccontare in maniera interessante, narrativa quello che succede in questo periodo straordinariamente fecondo.
Ma esiste anche un rovescio della medaglia del nostro progresso tecnologico esponenziale, con il fiato sul nostro collo: un mondo in balia della furia omicida dei suoi stessi abitanti. La Terra, l’Universo, gli universi che sono gli altri, i miracoli della tecnologia informatica racchiusi in dispositivi grandi un parmo de’mano. È tutto qui a giudicarci.
La subdola angoscia di non stare facendo abbastanza per sé stessi e chi ci sta intorno, mentre l’algoritmo ti mostra solo il lato perfetto dell’esistenza degli altri. Che pure vanno in bagno come te e me, e probabilmente perdono ore, proprio come te e me, a fare cose senza senso.
Chissà se Leonardo e Michelangelo andavano in bagno: probabilmente sì. Chissà se provavano lo stesso nostro senso di smarrimento, quando si accorgevano che tutto quello in cui avevano creduto si era accartocciato in un secondo, e si sentivano levare la terra da sotto ai piedi.