Rallentare per andare più lontano?
Cose che cambiano nella programmazione di questa newsletter
Buongiorno a tutte e tutti!
La rituale presentazione: A Cosa Penso Quando Corro? è uno spazio in cui si parla di running, come sport da guardare, come sport da praticare; come fatto sociale, economico, culturale e introspettivo.
E che esce non più ogni domenica mattina alle 10, ma, da prossima settimana, ogni due domeniche mattina alle 10!
Così ci siamo tolti subito il dente: ho bisogno di rallentare il ritmo di uscita di A cosa penso quando corro? Vivo con il mantra della costanza piantato nel cervello come un chiodo: da agosto 2022, domenica dopo domenica, ho fatto uscire circa 120 puntate di questa newsletter. Ci saranno allenamenti che ho saltato, ma mai newsletter della domenica alle 10.00 che non sono uscite. Mi do una pacca sulla spalla da solo!
La deadline della domenica alle 10.00 è stata un bell’esercizio di precisione, e anche una buona scuola: ho vissuto gli ultimi due anni secondo il motivo «eppure, qualcosa domenica mattina deve uscire». Quando va tutto bene, va tutto bene: l’idea buona nasce a inizio settimana e nel corso dei giorni c’è tempo per ruminarla con appunti e studio di tante fonti; poi, le parole spuntano allegramente sulla pagina come le margherite a primavera. Prima non c’era niente, ora ci sono x mila caratteri, 8 paragrafi, 15 concetti da sviscerare, rivedere, e infine sottoporre al meticoloso labor limae che darà all’intero episodio quello sprint in più.
Ma quando non va tutto bene è un casino. Non so cosa sia peggio: se partire belli gasati con quella che nell’ultima mezz’ora dell’allenamento in zona 3 sembrava una bomba e accorgersi alle 19 del sabato pomeriggio, a poco meno di 15 dalla pubblicazione che, in fondo, questa idea è una cazzata; oppure il vuoto. Mi sono ritrovato davanti alla pagina bianca senza neanche un briciolo del più insulso spunto, niente di niente, neanche da quella specie di zucchero raffinato del running che sono i bastardissimi contenuti motivazionali - beh, quelli ogni tanto su ACPQC? ci sono finiti, ma erano altri tempi. E, nonostante in questo luogo liminale della mente creativa mi ci sia ritrovato tante volte, in un modo o nell’altro ci ho sempre cavato fuori qualche cosa. Non roba che metterei nel librone dei pezzi migliori, certo: ma se il punto era non venire meno al patto fondamentale con i miei lettori - ogni domenica mattina alle 10.00 - questi contenuti facevano il proprio.
Batman e Robin
È una parte del gioco. C’era la newsletter di non mi ricordo bene chi (uno più importante di me senza dubbio) che parlava di una divisione tra contenuti hero - quelli belli, che mandano avanti la baracca - e riempitivi - i contenuti a fiamma bassa che scaldano gli avanzi delle lasagne surgelate di domenica scorsa per il pranzo, in attesa dell’arrivo della pizza calda e fumante per cena. Che poi, riempitivi è brutto come termine. Chiamiamoli contenuti Batman e contenuti Robin. Se pubblichi tanto, e a distanze molto ristrette, i tuoi contenuti non potranno naturalmente essere sempre batman. Questo vale, con le dovute proporzioni qualitative, per i professionisti e per i corridori della domenica come me. Sì, anche i professionisti hanno i loro batman e i loro robin, anche se i robin di certe penne fini sono meglio degli batman di noi altri poveracci. Questo vale ovviamente anche per chi fa cinema, musica, ma anche arti nuove, come i video su YouTube o podcast.
Nel mentre, in guerra aperta contro tutti quelli che mi hanno invitato dal giorno zero a stringere i miei pezzi «che tanto la gente non legge e i contenuti che vanno sono quelli brevi», io ho cominciato in maniera sempre più conscia a fare il contrario: ho espanso i miei contenuti. Troppo? A volte, rileggendoli, troppo poco. Perché? Vi potrei rispondere che la newsletter è mia, e che quello che faccio qui sono cazzi miei, e questo non farebbe altro che aumentare il senso di gratitudine verso i miei lettori e le mie lettrici più fedeli, che (vorrei sperare) apprezzano cosa scrivo e la maniera in cui lo faccio. Oppure potrei dirvi che i contenuti brevi non fanno per me: non mi piacciono - e li trovo, nella maggior parte dei casi, anche una scorciatoia da paraculo. È sbagliato: ci vogliono arte e mestiere nel cesellare al millimetro ogni parola per confezionare un contenuto che si legge in poco tempo (uno sweet spot tra la leggerezza e l’esattezza di Calvino); e da quando in qua sono diventato così scemo da pensare che la quantità sia sinonimo di qualità? Cado proprio sulle basi.
Beh comunque io di favori al lettore - solo perché è un lavativo che vuole tornare a scrollare i thread da 140 caratteri (sono ancora 140?) del Twittercalcio - non ne voglio fare: se decidi di leggere A Cosa Penso Quando Corro? devi accettare le regole del gioco. Dostoevskij non mi ha mai stressato perché non ho ancora avuto le palle di sedermi a leggere I fratelli Karamazov, ma io non mi sono sognato di andare da Dostoevskij a rimproverargli che alla fine è colpa sua, e se proprio proprio la poteva fare anche più breve. E quindi se vuoi leggere ACPQC? ti siedi e trovi i tuoi 10, 15 minuti; mi va bene anche se ne trovi solo 5 e poi ti stufi. Se il tempo di lettura che vedi su Substack è un problema, mi dispiace: no rancore, promesso (e ci mancherebbe altro).
Scrivere contenuti densi richiede tanto tempo. In settimane piene per lavoro, spostamenti per raggiungerlo, allenamenti (che stanno andando benissimo, e magari in futuro ne parlerò) e tutte quelle cose come fare la spesa, cucinare, mangiare, dormire, lavare sé stessi e i propri panni il tempo per la scrittura non è risicato per nessun altra ragione che non sia la durata di 24 ore delle giornate. Mi sarebbe piaciuto averla prima quell’idea buona da sviluppare, trovarla prima quella fonte da sviscerare a puntino. E invece, mi ritrovo al sabato pomeriggio con qualche appunto, e ci sono un paio d’ore al massimo a disposizione per fare tutto.
E così, l’equazione tra il tipo di newsletter che ho in mente, il tipo di luce che vorrei gettare sopra e attorno al mondo del running, la qualità che mi piacerebbe garantire ad ACPQC? e il tempo a mia disposizione semplicemente non torna. Per questo ho pensato di dilatare l’uscita delle puntate. Ogni due settimane, invece che ogni domenica. Questo dovrebbe garantire più tempo per la ricerca, puntate più corpose, dense e argomenti più interessanti.
Credo di essere sempre stato sufficientemente onesto nel raccontare cosa c’è dietro questa newsletter, come nasce, quali sono i suoi numeri e quali sono le motivazioni che la spingono a continuare. Da questa settimana c’è questo piccolo grande - storico - cambiamento, che spero possiate comprendere (se qualcuno volesse ribellarsi a questa decisione, mi scriva pure che la risolviamo con le buone o con le cattive). Alla fine, per spiegare questo cambiamento ho usato uno dei concetti più inflazionati che ci sono sul running: rallenta per andare più veloce. Tradotto: più ti alleni a frequenze cardiache basse e controllate - la famigerata Z2 - migliore sarà la base su cui costruire la tua velocità con allenamenti mirati e minore sarà l’impatto sulle articolazioni e quindi la possibilità di infortunarti. Pensavo fosse una cazzata, ma se lo dicono tutti, ma proprio tutti, un fondo di verità ci sarà pure?
Oh, e poi magari mi stufo e decido di tornare alla formula classica, chi lo sa.
E quindi, ci sentiamo domenica 13 ottobre alle 10!
🏃🏻♂️ Ti è piaciuta A cosa penso quando corro? Come puoi sostenere il progetto
Se non lo hai ancora fatto, iscriviti alla Newsletter: ogni iscrizione è importante, mi motiva a credere in questo progetto.
Iscriviti ad ACPQC?
Iscritto
Condividi A cosa penso quando corro? con amici, parenti, contatti, su Instagram, Twitter, Facebook, in un balletto su TikTok. Vedi tu!
Il Podcast Storie di Corsa: lo ascolti qui
Anche un like o un commento alla puntata sono utili!
Il mio profilo Instagram: @ban.zo_
Il mio profilo Strava: Lorenzo Bandini
Se questa puntata ti è piaciuta e ti va di sostenere questo progetto, sostieni A cosa penso quando corro? letteralmente al prezzo di un caffè al bar.