La scienza delle pulizie
Ho passato la prima, vera settimana di ferie della mia vita a Milano, a casa, a fare le pulizie. Il piano inizialmente non mi entusiasmava, ma ci sono stati dei risvolti interessanti...
Nella scorsa puntata di A cosa penso quando corro? ho raccontato del ritorno della preparazione atletica in vista di non una, ma ben due gare (!!) durante la stagione autunnale.
Ahh (da leggere come “Ah” di sollievo o piacere: come quando ti stendi sotto l’ombrellone il primo lunedì di ferie al mare), tutto bellissimo. Per la cronaca, sto navigando all’interno di questa preparazione che è un piacere, praticamente senza sforzo alcuno, perlomeno a livello di motivazioni intrinseche e/o estrinseche che mi portino in strada a correre.
Ma scusa: ma è passata una settimana, meno male che sei carico, fossi stato scarico già dopo una settimana non c’era da stare sereni.
È vero, è passata una sola settimana: una settimana in cui, nell’ordine
sono tornato a correre più di 10 kilometri dopo Madrid;
sono tornato a lavorare sulla qualità inserendo lavori in soglia, potenza anaerobica - insomma, quando devi correre veloce;
ho continuato con l’allenamento in palestra;
ho mantenuto una calma zen totale in tutte le mie attività quotidiane, a partire dalla ripresa del lavoro.
E, fatemelo ricordare, tutto questo nella settimana più calda dell’anno. Ma che dico dell’anno, del decennio; ma che dico del decennio, del secolo. Basta, anche perché non c’è niente da ridere.
Sta andando tutto bene, insomma. Questa ripartenza così positiva della preparazione mi ha energizzato, la letargia che ha contraddistinto alcune delle mie giornate prima della ripresa costante degli allenamenti sembra essersi dileguata.
Ma com’è stato possibile questo click? Cosa lo ha facilitato? È facile dire beh sono pur sempre stato in ferie, mi sarò pur riposato un minimo.
Sì, lo stacco dalla routine quotidiana ha avuto il suo peso, almeno in parte.
Io, il tempo libero e le faccende di casa
In realtà, per quanto sia un facilitatore, lo stacco dalla routine non basta.
Il tempo libero è un gran bastardo: l’ho sempre considerato un nemico. La necessità di riempire sempre sempre sempre ogni angolo di tempo libero, vivere ogni attimo di libertà come una chimera da fuggire, con il pungolo dell’inettitudine a fissarmi e a farmi pensare e così ti stai concedendo del tempo libero, inetto.
Dopo un sacco di anni a pensarla così, mi sono reso conto - sempre troppo tardi - dell’autolesionismo di questo pensiero.
Ebbene, questo pensiero di inettitudine provato ogni qual volta il tempo libero possa servire a riposarmi è assolutamente nulla in confronto al pensiero pressante sull’inutilità del tempo passato a fare le pulizie, cucinare, fare la spesa: le faccende di casa, insomma.
Una sorta di ribrezzo mi coglie all’idea di dover “dedicare” del tempo a queste attività. Ma poi dedicare cosa? Io dedico le cose alle persone a cui voglio bene. Mi esimerei volentieri dal dedicare qualcosa a queste attività (lo faccio, tranquilli lettori e lettrici).
Perché? Beh, risposta semplice, cosa può esserci di utile per qualsiasi tipo di accrescimento personale nel fare le pulizie? L’igiene non è certo qualcosa su cui si possa soprassedere, no di certo.
Ma ripeto, non parlo di benefici oggettivi estrinseci, parlo di tempo che sto rubando ad attività che sul breve (o anche lungo) termine possano portarmi beneficio. Ad esempio, dormire se sono stanco, e non mi va di pulire - ma so che devo perché la polvere sta prendendo possesso del pavimento (ah, le ore di sonno rubate dalle pulizie).
Sì, magari ascolti un podcast. Ma dai, veramente baratteresti due ore di siesta, una passeggiata in centro, una colazione al bar, per due ore a tu per tu con il moccio, gli stracci e il WC Net? E la puntata più divertente possibile di Pendolino non mi fa cambiare idea, no.
Quello che meno ti aspetti
Invece, succede che durante queste benedette ferie low cost mi sveglio una mattina nel mio appartamento di Milano - un monolocale a Nolo, mica l’attico di Fedez - e decido: ora pulisco tutto.
Sì, passerò così le mie ferie. Aspirapolvere, moccio, disinfettante e panno cattura-polvere.
Ne è uscita una due giorni di risistemazione totale di tutti gli armadi, la dispensa, pulizia di tutti i cassetti, riorganizzazione di tutti gli scomparti. Pavimenti tirati a lucido, scaffali risistemati.
Ho anche avuto il tempo di fare scoperte eccezionali, come i negozi asiatici: hanno tutto. Letteralmente tutto, specialmente per la pulizia, la casa, l’organizzazione degli armadi.
Allora via a concedersi al massimo due uscite giornaliere: in palestra, e poi a prendere organizzatori per cassetti e armadi, appendini, sacchi per il sottovuoto, scatole per i vestiti invernali, porta spugne. Ottimizzazione degli spazi, ordine, pulizia - se non fosse che sto scrivendo io questo pezzo, mi sembrerebbe una frase da Ventennio.
Con mia somma sorpresa, mi sono ritrovato a passare due giornate di calma totale. Silenzio, ascolto - ho ascoltato un sacco di podcast -, pace. Là, dove Milano è la città che corre (e in cui ho corso di più), credo di poter dire che nel fare le pulizie ho ritrovato la quadratura del cerchio che mancava: un elemento di calma e tranquillità esteriore e interiore.
Le foto dell’armadio risistemato non saranno scenografiche come un’alba silenziosa in montagna - ahime, povero armadio, mai lo saranno.
Ma il bisogno di ordine interiore si appaga anche ordinando lo spazio fisico: che i nostri spazi non siano, almeno in parte, prolungamenti della nostra interiorità? Guardando allo spazio di mondo fisico che possiamo controllare, per quanto piccolo esso sia - per me, per anni è stato niente più che una scrivania -, è possibile che in esso finiamo per specchiarci in qualche modo?
Io credo proprio di sì.
E credo anche che senza il senso di calma che mi ha dato questo molto poco pirotecnico e instagrammabile modo di passare le mie giornate di ferie, la preparazione atletica non sarebbe partita con il piglio positivo con cui la sto vivendo.