Il caldo del corridore
È caldo per tutti: i corridori purtroppo non sono esenti dal caldo. Come vive il caldo un corridore che si allena con un obiettivo in testa?
Caldo.
Questa apertura potrebbe essere sufficiente a raccontare, in breve, il comune denominatore di queste prime due settimane di preparazione.
Fine, chiudiamo la baracca. No. Troppo facile liquidare tutto così, bisogna allenarsi.
In vista ci sono: un trail, il mio primo trail, la Rupes Run sulla costa di Piombino; una gara su strada, la Mezza Maratona di Ravenna - la gara in cui sono stato battezzato, due anni fa, nel mondo delle gare. Ne parlo in questo episodio, se ve lo foste persi.
Cosa, probabilmente, non vi siete persi è il caldo, appunto. Mentre scrivo la parola, e scandisco mentalmente le lettere che riporto, battendo le dita, sulla tastiera mi pare di percepire la presenza fisica dell’alone di calura attorno a me. Forse memore delle sensazioni provate mentre mi alleno, e la maglietta fradicia di sudore si appiccica al corpo.
L’equorea dimensione del caldo umido della Pianura Padana (vi ricordate quello spot “è arrivato il marino?”) mi avvolge, il sudore mi imperla l’avanbraccio contratto nel gesto della scrittura, typing in inglese.
Sono costretto ad accendere l’aria condizionata per mitigare l’assillo. Giusto dieci minuti, per rinfrescare la stanza, e mai a più di 25 gradi.
Ora, per il corridore il caldo non è preferibile al freddo. Anzi. Credo di poter dire con una certezza che rasenta il 99.2% che la maggioranza dei runner baratterebbero le loro corse estive ai 25 gradi del mattino all’alba - 25 gradi che minacciosamente tirano a 27/28 già alle otto del mattino - per una gelida corsa a cinque, massimo sei gradi.
Ma di cosa preferiscano i runner, per fortuna, il corso delle stagioni se ne frega, e per fare le cose fatte bene, tocca mettere in conto che per le gare autunnali si deve fare i conti con il caldo, da qui a metà settembre almeno.
E così, la scorsa settimana mi sono trovato a trascinarmi in un lungo interminabile nella pineta di Ravenna, alle quattro del pomeriggio - meno male che c’era Pio con me. Mitiga l’oppressione del sole l’ombra dei pini. Ma tra i lembi e i tratti scoperti dall’ombra, che affacciano sui giocatori di racchettoni e sull’Adriatico poco più in là, il caldo è in agguato.
Mentre procedo ho in mente i desolati paesaggi del pianeta Arrakis, visto che la mia lettura estiva (impegno abbastanza elefantico devo dire) è il primo volume del ciclo fantascientifico di Dune. Riesco a immedesimarmi in un personaggio della saga che girovaga nel deserto, con addosso la sua pelle e la sua tuta distillante - mentre la striscia di sabbia compare, di tanto in tanto, dove la pineta si interrompe.
Non che all’alba, nell’hinterland di Milano, sia questo circolo polare artico. I violenti temporali hanno rinfrescato l’aria a inizio settimana. Ma verso la fine della settimana il caldo torna a fare capolino.
Come un umarell direttamente da un servizio di TG5 sui rischi dell’esposizione al sole nelle ore centrali della giornata, bevo alla fontanella, in fondo a viale Padova e al primo tratto di Martesana.
Certe mattine, quando l’aria è immobile e non tira un alito di vento, a Milano si percepisce il grigio della cappa di smog, che quasi offusca il sole. La sensazione non è piacevole.
Detto questo, faccio i conti con il caldo con pochi, semplici accorgimenti, che elenco brevemente di seguito - immaginateveli stampati su una grafica anni 2000 stile TG5 o Studio Aperto.
Sveglia presto: generalmente intorno alle sei e mezza del mattino; nei giorni dopo il temporale anche un po’ più tardi. È il modo più saggio per arginare gli effetti mortiferi che il caldo ha sulla performance.
Integrazione con Sali minerali: attualmente sto utilizzando sali minerali Pronutrition prima di ogni corsa. Chiaramente Pronutrition non sovvenziona in alcun modo questa newsletter, ma se qualche C-level d’azienda stesse leggendo e volesse sponsorizzare A cosa penso quando corro? parliamone.
Acqua e sale: semplicemente acqua con un pinch of salt, un pizzico di sale può bastare ad evitare dispersione di liquidi eccessiva. Durante i lunghi, in cui sto sulle gambe per più di un’ora, porto dietro due borracce da 250ml in una borraccerà della Decathlon (15€, più o meno): una borraccia contiene acqua normale, l’altra acqua e sale - bevo ogni tre o quattro kilometri a seconda della distanza.
Crema protettiva: utilizzo una SPF50 pensata per il viso, la stessa che applico alla fine della mia regolare skincare, in modo tale che sia completamente assorbita e che non mi faccia sudare bianco (con conseguente bruciamento di occhi); da vero lord, chiudo con un burro cacao SPF30 per le labbra. Sacrosanto limitare i danni alla pelle, visto che (chi l’avrebbe mai detto?) il sole mena forte anche la mattina presto.
Occhiali da sole da corsa: ultimo, recentissimo (l’altroieri) acquisto. Provati durante un lungo, e con mia grande sorpresa utilissimi. Ho speso un po’ di più e ho preso un paio di Oakley per sempre - questo modello. Non solo viene fuori che questi occhiali sono il modello dell’estate 2023 sulle spiagge della riviera - e questo dice molto sullo stile dei romagnoli, che stanno completando la fusione in maranza. Sembra di non averli addosso: e mi evitano l’assillo del sole in faccia che mi contrae il viso in smorfie ignobili - contrazioni inutili di parti del corpo a caso = dispendio di energie preziose. Questi sono davvero un plus. Non ho mai visto Kipchoge indossare occhiali in gara, Mo Farah sì però: è molto soggettivo.
Questi accorgimenti si adattano, ovviamente, a corse anche al tramonto - che non sono mancate durante queste due settimane. Si tratta di cose estremamente soggettive: non tutti possono o vogliono svegliarsi alle 6.30 del mattino per correre.
Spero possano essere utili: e che vi possano aiutare a riprendere gradualmente, con cognizione di causa e moderazione, le vostre attività, dalla corsa, alla bici, alla camminata.