Di cosa parlare a tavola a Natale
Consigli pratici per evitare domande scomode, far divertire tutti e andare a dormire senza dover pensare a quello che avresti potuto dire (ma non hai detto)
Ci siamo: è di nuovo quel momento dell’anno. La vigilia di Natale.
Tra poche ore cominceranno (in alcuni casi sono già cominciate) le maratone di cibo, di film natalizi; l’apertura dei regali.
La trafila mediatica: gli appelli di pace del papa, del presidente della Repubblica, del presidente del Consiglio; il videomessaggio di Natale di Berlusconi.
Tuo zio che ha usato la tua foto per creare il video degli elfi che ballano, ma con la tua faccia sopra - foto che ora è salvata su un server di hacker coreani che useranno la tua faccia per creare documenti finti.
Christmas Blues
Nel vasto universo subconscio delle associazioni mentali, ho sempre accostato l’idea di Natale all’idea di serenità, felicità, calma. Ne ho parlato recentemente qui.
Una pausa: per un pensatore cronico - overthinker, o ingigantitore di problemi - assicuro che avere almeno 24-48 ore all’anno di break dalle preoccupazioni che attanagliano per il resto dell’anno è una benedizione.
Eppure, come io e tante e tanti amiamo il Natale e il periodo natalizio, tante e tanti lo odiano.
Si chiama Christmas blues, che possiamo tradurre come malinconia natalizia.
È un fenomeno particolare, che si manifesta variabilmente durante tutto l’arco cronologico delle feste e che associa questi momenti di convivialità in momenti di vera e propria ansia: spesso sociale.
Si può soffrire di Christmas blues per i più svariati motivi.
Siamo costrettǝ a passare queste feste solǝ, per lavoro magari;
Siamo costrettǝ a passare le feste lontano da chi amiamo;
Siamo costrettǝ a passare le feste vicino a chi non amiamo;
Riconduciamo le feste a un passato in cui eravamo più felici, spensierati; qualcuno che un tempo era con noi oggi non c’è più;
Non amiamo particolarmente le feste e basta, senza motivo. Neanche come il Grinch, perché il Grinch un motivo per odiare il Natale ce l’ha.
Semplicemente, a pelle, non ci piacciono.
Pranzi e cene con i parenti
Che si soffra o non si soffra di Christmas blues, c’è una specie di zona grigia del Natale che tuttǝ viviamo con una certa ansia e apprensione.
Il pranzo di Natale, o il cenone, con i parenti.
Ora, devo partire da una premessa doverosa.
Ho la fortuna di vivere il Natale con una splendida famiglia che non mi ha mai fatto sentire il peso del pranzo di Natale.
Ma so che per molte persone non è così.
Ho avuto modo di appurare che i cliché che si raccontano sulle domande inopportune di zie che vedi due volte all’anno, sulle uscite misogine e razziste degli zii un po’ strani nel momento in cui passano dal vino alla grappa, sul food coma indotto dalle nonne sono tutti veri.
È un po’ come trovarsi a un ritrovo con lontani parenti che ti avevano visto solo quando eri molto piccolǝ; poi magari a distanza di anni, li avevi incontrati a qualche matrimonio, o funerale, in cui tra le lacrime ti ripetevano “ma come sei diventatǝ grande”; e che ora si ritrovano davanti un mostro completamente diverso dall’essere che avevano conosciuto.
Solo che Natale non è un matrimonio: e questo supplizio torna tutti gli anni.
Questǝ amicǝ tutti gli anni mi raccontano della loro insofferenza verso questi momenti durante i quali, per salvare le relazioni diplomatiche, i genitori spalleggiano le angherie perpetrate da perfettǝ sconosciutǝ de facto, salvo poi fulminare i malcapitati al sopraggiungere di una timida reazione.
Christmas blues, insomma. Da soli contro una fauna di sconosciuti ostili.
Ecco di cosa parlare per far passare il pranzo di Natale
Esiste un toto argomenti da cenone di Natale.
Per la sua collocazione nel calendario, a poco più di 5 giorni dalla fine dell’anno - tempo di bilanci - il cenone di Natale è l’humus perfetto per il proliferare di conversazioni qualunquiste sulla crisi climatica, il veganesimo, la guerra in Ucraina.
Oltre che per le domande scomode prima menzionate. Domande che tuttǝ conosciamo, e che, credo di parlare a nome di tuttǝ lǝ più giovanǝ, i siamo sentitǝ fare almeno una volta.
E il fidanzato? E la fidanzata?
Quando ti laurei? Che voti hai a scuola?
Hai trovato lavoro? Ti hanno dato un aumento?
Ma quindi, te cos’è che fai esattamente a lavoro?
E poi gli sguardi falsamente compassionevoli e le esternazioni di cui avremmo fatto a meno…
“Io alla tua età mi svegliavo alle 4 per andare a lavorare e facevo 50 kilometri tutti i giorni".
“Eh, ma io alla tua età saltavo i fossi per il lungo”.
“Io ho ucciso un leone a mani nude”.
“Sai, uno dei miei figli è diventato presidente della proloco di Cusano Milanino, l’altra, la più piccola, ha sposato un parente dell’assessore di Mariano Comense”.
Basta.
Noi diciamo basta alla retorica della vita perfetta degli zii ubriachi e delle zie ricche sfondate.
Visto che questa puntata di A cosa penso quando corro? esce proprio la domenica di Natale, questa settimana, durante una corsetta ho provato a pensare a come potessi aiutare a salvare il Natale delle mie care lettrici e dei miei cari lettori.
E sono giunto a una conclusione effettivamente valida…
Intelligenza artificiale
L’intelligenza artificiale può salvare il tuo Natale.
È un argomento di conversazione divertente, assolutamente contemporaneo, con cui potresti addirittura fare smettere di far urlare slogan fascisti a tuo zio al decimo rabbocco di Sangiovese. È un argomento abbastanza vago da creare un clima di osservazioni qualunquiste - tipo quelle sulla guerra o sul clima - in cui i tuoi parenti potrebbero essere a loro perfetto agio; ma con il vantaggio di essere assolutamente allegro.
L’intelligenza artificiale può fare cose assolutamente sbalorditive… e semplici da realizzare! Può scrivere testi di qualsiasi tipo, generare immagini (come l’immagine che potete vedere qui sopra, creata con il programma Dall-E), generare liste di cose da fare per ammazzare il tempo.
Può addirittura creare tabelle di allenamento personalizzate per la maratona.
Ora ve ne darò una dimostrazione.
Dovete sapere che questo mese è stato lanciato da OpenAI - un centro di ricerca sulle intelligenze artificiali su cui ha investito in tempi non sospetti il sig. Elon Musk (l’uomo più ricco del mondo, zio, mica lo scemo del bar di Carraie) - uno strumento di nome ChatGPT.
In breve, ChatGPT è una chat, una vera e propria conversazione con un’intelligenza artificiale, a cui potete chiedere di fare praticamente tutto quello che volete. I casi d’uso sono disparati - dopo ve ne mostrerò alcuni.
Al momento dell’uscita di ChatGPT non ho avuto dubbi: siamo davanti alla più grande innovazione dai tempi dell’iPhone.
I casi di uso pratico e virtuoso di ChatGPT sono tantissimi e utilissimi. Io stesso ho utilizzato questa tecnologia per scrivere brevi post per Instagram nel giro di secondi.
Oppure per farmi dare codice informatico per poter creare un’applicazione che calcolasse quanti kilometri settimanali correre sulla base di peso corrente e kilometri percorsi la settimana precedente per ottimizzare i miei allenamenti.
Non credi a tutta questa roba? Guarda qua.
Ho chiesto a ChatGPT di creare una tabella di allenamento mensile per la maratona.
Non sarà perfetta… ma è un inizio! E io non avrei saputo fare di meglio.
Idee su come usare ChatGPT a Natale
Oltre al fatto che potresti alzare la mancia annule dello zio ubriaco creandogli nel giro di 30 secondi un piano di allenamento per perdere un paio di chili (scherzo, un professionista non può essere sostituito da un algoritmo… per ora, almeno), ecco alcune idee su come intrattenerti e divincolarti durante le annose diatribe natalizie, con l’aiuto dell’Intelligenza artificiale.
Hai musicisti a casa?
Perché non comporre e arrangiare una canzone di Natale?
Ho chiesto all’algoritmo di creare per me una canzone natalizia divertente e spensierata, con tanto di accordi.
Questo è stato il risultato:
Che dire, Natale Senza Stress è destinata a diventare la prossima Last Christmas. La vorrei sentire interpretata da Michael Bublé.
Vorresti fare le lasagne ma non ti ricordi la ricetta della besciamella?
Eccola qua
Ma scusa, non facevo prima a cercarla su internet?
Sì, ma è facile come scrivere su una chat “la ricetta per la besciamella" e avere la risposta nel giro di 30 secondi?
Ps. Attendo commenti delle mamme, nonne e zie sull’attendibilità della ricetta.
Non sai cosa scrivere sul biglietto di auguri per il regalo di quella bisbetica di tua zia?
Troppo facile così però. Andrebbe ritoccato, magari tolta qualche punta di pathos: per il resto la trovo accettabile, specie se sei a corto di idee.
Siete aspiranti youtuber?
Si può chiedere a ChatGPT di scrivere lo script per un video reel da girare in occasione del Natale insieme ai cugini - e al cane di nome Larry (che non è un nome di finzione ma è il nome del mio criceto).
Non avevo ancora pensato di aprire un canale YouTube, ma sembra che un bel video di me che faccio cose natalizie potrebbe darmi un bel milione di views.
Non hai ancora fatto tutti i regali di Natale e sei a corto di idee?
Ecco, non so se ce la vedrei mia nonna a giocare alla Playstation, e non sapevo che Netflix avesse i programmi TV.
L’algoritmo non è perfetto. Non sa scrivere le barzellette (che sono solo frasi banalissime) e tende a inventarsi fonti di informazione fasulle quando gli chiediamo di scrivere saggi. Lo sconsiglierei per la stesura di una tesi di laurea.
Ma credo che il concetto sia passato.
Se ti trovi alle strette con gli argomenti di cui parlare durante il cenone, vuoi svincolarti da discorsi inopportuni o domande scomode, ecco cosa puoi fare per passare il tempo.
Bonus points
Se vuoi divertirti a creare immagini solo a partire da testi, prova:
Dall-E sviluppato dai creatori di ChatGPT.
Midjourney, un centro di ricerca molto interessante, con cui si creano in letteralmente secondi immagini artistiche complessissime.
Credo che anche quella devota di vostra zia e quell’ubriacone di vostro zio si divertiranno a vedere l’algoritmo creare immagini a partire da linguaggio naturale.
Ovviamente questa puntata è semiseria. Nessuna nonna, nonno, zia o zio ubriaco è statǝ maltrattatǝ nella creazione di questa puntata.
Passate un buon Natale, che lo festeggiate insieme alla vostra famiglia o che lo passiate da solǝ senza voglia di vedere nessunǝ.