A grande richiesta, torna la prep
A grande richiesta di chi? Mia. Ora che il ginocchio sembra definitivamente a posto, mi è sembrato ragionevole ridarmi un obiettivo (o due) per l'autunno.
Forse sono state le ferie, forse il caldo di luglio a Milano: fatto sta che questa settimana sono finito col prendere una decisione.
Basta con le corsette serali tirando a campare per non stramazzare al suolo, basta con la paura di mettere male un piede e farsi male, basta con l’orecchio (interiore) sempre teso allo stramaledetto ginoccio - Galeotto fu - di Madrid.
È ora di tornare ad allenarsi per inseguire un obiettivo concreto.
Qualcuno a questo tipo di affermazione potrebbe consigliarmi: fermati un attimo, è caldo, è estate, le cose da fare sono poche a Milano, sicuramente ti passa. Riflettici su un altro po’ prima di prendere questa decisione drastica.
No.
Punto, fine.
Magari qualcuno penserà che la mia passione per la disciplina è fondamentalmente legata alla competizione, che la corsa è un mezzo per competere, più che uno strumento per stare bene con me stesso e apprezzare momenti di solitudine.
Sì e no. No, perché la bellezza della solitudine che si può provare durante una corsa resta inestricabile dall’elemento competitivo. E sì, perché l’idea di competere mi elettrizza.
Lo voglio ricordare: in una gara di corsa su lunga distanza non competerò mai per la vittoria finale in assoluto - forse alla podistica di Lido di Classe al 26 di dicembre (gara di mia invenzione, ma se qualcuno di Lido di Classe vuole organizzare ne parliamo) me la posso giocare, e non ne sarei così sicuro.
No, in una gara di corsa su lunga distanza l’unico vero avversario sono sempre stato io, si è sempre trattato di me stesso, nessun altro. Si tratta, credo, del bello di questa disciplina. La lista dei fattori esterni che possono inficiare sul risultato è ampia, ma quando il tuo avversario sei te stesso la lista si accorcia di molto. Le scuse servono il giusto, insomma.
Per questo, viste le non soddisfacenti gare degli (ormai) ultimi 12 mesi - Ravenna, Milano, Madrid - dopo Roma e Verona, con i personal best rispettivamente su maratona e mezza maratona, sento che è venuto il momento di riprovarci.
Con alcuni cambi di paradigma, a partire da una preparazione dedicata stillata in tutto e per tutto da un preparatore atletico: basta improvvisare e fare a sensazione. Ci sarà un piano da seguire e quello che deve essere fatto andrà fatto.
Sui pilastri di questa preparazione, sulle aree di focus, su insight e dettagli divertenti dagli allenamenti ci sarà modo di parlare in uno o più dei prossimi episodi.
Per ora, vi dico quali sono i due obiettivi di questa stagione:
La Rupes Run, sulla costa tirrenica tra Piombino e Cecina. Questa corsa sarà il mio primo trail, di soli 16 kilometri: una gara su sterrato, fuori dall’asfalto. Una disciplina molto particolare, che si contraddistingue per i saliscendi (presente i percorsi di montagna?) e per la bellezza incredibile degli scorci. Guardate la bellezza dei luoghi in cui correremo: costa incontaminata, scogliera, su uno dei tratti di mar Tirreno più incontaminati della costa toscana. (E fate un salto sul sito web, cliccando qui, perché ci sono distanze per tutti)
La Mezza Maratona di Ravenna. Si torna dove si è stati bene e si torna sempre alle origini. La mia primissima gara in assoluto, all’epoca una soddisfazione incredibile. Riparto da questa gara per tornare a inseguire il me stesso più veloce e performante degli ultimi due anni.
Settanta giorni alla Rupes Run, centodiciannove alla Mezza Maratona di Ravenna. Restate connessi ad A cosa penso quando corro?, il racconto continua.