Care lettrici e cari lettori,
A cosa penso quando corro? deve prendersi una pausa.
Da un lato vorrei farla il più breve possibile, e chiuderla qui, ma so che non sarebbe giusto nei confronti di voi lettori che mi state accompagnando in questo percorso, né di questa newsletter che è stata con me per due anni (e mezzo) molto intensi della mia vita. Meritate una spiegazione.
Proverò a essere conciso, e non troppo retorico.
Confesso in totale trasparenza che nell’ultimo periodo scrivere questa newsletter è stato un grande peso, soprattutto in termini di sforzi mentali - e, da persona con forti tendenze a somatizzare, anche fisici. Per me la scrittura è sempre stata, prima ancora che un obbligo verso un ipotetico lettore, un grande piacere personale. D’altronde, lo scopo di questo appuntamento non è mai stato quello di monetizzare. Da questa newsletter non è mai dipesa la mia esistenza, né tantomeno guadagni che dovessero mantenere una famiglia: mi sono sempre e solo divertito, e sono contento che ACPQC? abbia sempre e solo rappresentato un divertimento. Da ormai qualche mese mi sono accorto che non è più così, e che le cose sono cambiate. Credetemi: ci ho provato a rifiutare questa conclusione amarissima. In maniera progressivamente crescente, nelle ultime settimane ho cominciato a sentire un peso stritolare, per non dire imbalsamare, la mia scrittura: mettermi al computer è diventato un tedio, una forma di ansia. Ho sentito il dovere di essere arguto, brillante; di avere sempre qualcosa da dire e di saperlo dire meglio, o prima degli altri. I miei modelli, da ideali ispiratori di uno stile a cui rifarmi e a cui mirare, sono diventati nemici in una sfida molto ingenerosa nei confronti di me stesso e di quello che provo scrivendo.
E così, al divertimento che può derivare dal maneggiare con libertà, arte, spensieratezza e sfrontatezza la mia forma di espressione prediletta si è sostituita l’ansia. Una grande stanchezza, non del tutto smaltita, regalatami da questo inverno lungo e grigio ha fatto il resto.
Amo questo progetto, l’ho amato dal primo giorno in cui ho inviato la prima puntata a neanche dieci (forse erano cinque) lettori - la mia mail era ripetuta tre volte, su tre diversi domini, per testare che tutto fosse visualizzato correttamente su tutte le caselle possibili. Oggi siamo praticamente 600. Io e ACPQC siamo cresciuti e cambiati insieme. La soddisfazione di aver visto nascere e crescere qualcosa di mio è impagabile, e la porterò sempre nel cuore. Porterò sempre nel cuore anche la costanza che ho avuto nell’uscire, secondo programma, tutte le settimane, o comunque secondo gli intervalli regolari che mi ero prefissato: nonostante gli impegni, le vacanze, il vuoto più assoluto di idee o la mancanza di voglia. Ogni scusa sarebbe stata buona per mollare, ma non l’ho fatto. E per questo sono fiero di me stesso.
Ho raccontato a modo mio uno sport che amo: ho scritto di sportivi che ammiro, di gare che non ho mai corso, ho cercato di affrontare con serietà problematiche sociali e culturali enormi; a volte, ho aperto a tutto tondo la mia anima rispetto a quello che provo nei confronti della corsa come pratica sportiva e come fatto culturale che sta crescendo e si sta prendendo una popolarità sempre maggiore. Non sempre sarò stato il miglior narratore o cronista di tutte queste cose complicate: quello che so per certo è che ci ho sempre messo tutto me stesso, al massimo delle mie possibilità. E anche per questo sono fiero di me stesso.
Infine, ma non per ultimo ho avuto lettori fantastici, e tra di loro ho avuto modi di conoscere persone stupende: amici con cui ancora oggi parlo di atletica, di scrittura, del più e del meno; autori che hanno progetti di divulgazione bellissimi, che raccontano lo sport (e non solo) con competenza, passione, arguzia e sensibilità. O che sperano di avviare il loro progetto (è la migliore scelta che possiate fare). Avete letto con attenzione, avete messo in discussione quello che ho scritto: sempre con gentilezza e garbo. Sono estremamente grato per tutte queste cose.
È venuto il momento di mettere A cosa penso quando corro? in prospettiva rispetto a chi sono in questa fase della mia vita, e a cosa voglio che questo progetto rappresenti per me. Non voglio che si percepisca che io e ACPQC? ci stiamo lasciando su una nota negativa, anzi. Oggi ripenso a quanto di bello c’è stato, e lo proietto nel futuro: perché una volta calmata la tempesta, io possa rimettermi alla guida di questo progetto con la serenità che merita, e con il piacere che voglio che generi per me e per voi che leggete.
Per questo, in fondo, sono convinto si tratti solo di un arrivederci. Intanto, dal profondo del mio cuore vi ringrazio.
A presto,
Lorenzo
Come sempre, nell’archivio puoi trovare tutte le puntate, dall’agosto 2022 ad oggi
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Il Podcast Storie di Corsa: lo ascolti qui
Grazie per esserci stato, per i confronti, per le storie. Spero di leggerti ancora, qui o altrove.
Una scelta coraggiosa, che apprezzo anche se mi mancherà leggerti.
Arrivederci Lorenzo