A cosa penso quando corro - In viaggio sui pedali con Francesco Pio Marasco
Volevo iniziare col botto una nuova serie di “A cosa penso quando corro?”: le interviste ad amici e conoscenti che fanno qualcosa che ammiro, che sento affini nelle vedute.
Perché cominciare con Francesco, detto Pio?
Di seguito, una breve panoramica del personaggio.
Francesco nell’arco di quattro ore ha: attraversato il confine di tre paesi diversi in bici dopo aver fatto il passo del Brennero; fatto qualche muscle up (a Insbruck); bevuto il succo di mele; fatto slackline.
Totalmente a caso Francesco si ritrova a Monaco di Baviera; prende un biglietto per andare a Berlino. Torna a casa, in Romagna, e tre giorni dopo riparte: Trento, Ratisbona, Lipsia, Dresda, Norimberga, Dessau, Berlino. In tutto ciò, rischia di mettere le mani addosso a un tedesco ubriaco che prova a rubargli la bici.
Prossima gara: Maratona di Ravenna, 13 Novembre
Km percorsi: 474.33
Francesco è un ragazzo del mio paese che ha deciso di avere alcuni punti fermi nella vita:
il viaggio, la bici, la curiosità più incredula verso l’umanità.
Tra i primi testimoni delle mie corsette acerbe, tra il dicembre 2020 e il gennaio 2021 c’è proprio lui! Se mentre sono in Romagna ho voglia di fare una corsa, non mi resta che chiedere:
“Ehi Pio, sabato mattina presto ho intenzione di farmi una corsetta da 18 kilometri. Hai voglia di venire?”
“Certo, dimmi l’ora e ci sono”
Ora, trovate una persona che vi risponda con la sicurezza con cui Pio accetta di venire a correre 18 kilometri insieme a me un sabato mattina presto e avete fatto tombola.
Mentre leggete questo numero, Francesco si trova in Asia Minore per il suo ultimo viaggio…
Stai affrontando un viaggio incredibile: quali tappe hai pianificato?
Partiamo da un presupposto: pianificare è tutto, i piani sono nulla.
Stravolgo sempre i miei piani.
Sono arrivato a Tirana e da lì mi sono mosso sulla costa, fino alla Grecia. Poi, verso la capitale, Atene. Sai che ho fatto il tratto che va tra Atene e Maratona? Dovremmo farcelo a piedi…
Poi sono salito a Salonicco, e da lì in Turchia attraverso lo stretto dei Dardanelli; ora sono in Asia Minore: Efeso, Smirne e su fino a Istanbul. Poi tornerò indietro.
Ma come fai con gli alloggi, con la bici?
Ho amici in tutto il mondo: mi butto, parlo con le persone.
I viaggiatori sono gente che parla ed è pronta ad aiutarti.
Così mi sono fatto un sacco di amici in tutto il mondo e non mi vergogno a chiedere la stessa ospitalità che sarei disposto a offrire.
In quanti paesi sei stato in bici?
Sono stato in 9 paesi e nel giro di tre mesi ne visiterò altri 6. Sto per partire per un giro in Albania, Grecia, Israele, Turchia.
Poi a dicembre sudamerica: Cile, Argentina, con la Patagonia, tutto in bici.
Quale caratteristica degli altri paesi porteresti in Italia?
Dopo aver viaggiato veramente tanto posso dirlo con certezza: l’Italia non è un paese da buttare, anzi.
L’Italia non è un piatto su cui sputare a prescindere. Oggi va di moda sparare all'Italia a priori. Ma c'è tanto di bello nel nostro paese.
Della Svizzera prendo i semafori che passano dal rosso al giallo al verde; prenderei la mentalità a passo d’uomo del nord europa.
Prenderei un po’ più di elasticità mentale sul cibo - che c’è in Germania.
Qual è la cosa più strana che hai mangiato in uno dei tuoi viaggi?
Ero a Varsavia, in un supermercato stile Jet Market dei Simpson.
Ho mangiato carne essiccata di Antilope Sudafricana.
Due giorni prima ho mangiato in uno stellato polacco uscendo a pancia piena: prezzo finale 30€ bevande incluse.
Com’è il tuo rapporto con le lingue?
A scuola ho imparato poco, pochissimo, quasi niente.
Ho imparato tutto buttandomi nelle conversazioni che ho fatto in giro.
Ora sto usando un’applicazione di scambio linguistico e guardo video sottotitolati.
Il primo viaggio di più di un giorno che hai fatto in bici?
Sono arrivato con un treno fino a Como, poi ho attraversato il confine Svizzero (un divario incredibile tra i due paesi). Ho dormito a Bellinzona, in Svizzera.
Poi ho ripreso il treno; sono stato a Basilea sulla strada per Friburgo.
Da lì sono stato nella Foresta Nera e poi sono stato fino a Strasburgo, dove ho rischiato la pelle, in un quartiere poco bello della città… sono cose che si devono imparare, se si viaggia: riconoscere i quartieri poco affidabili è necessario per tenersi fuori da situazioni indesiderabili.
Com’è muoversi fuori dall’Italia con i mezzi?
La Germania è il top per girare in treno con la bici; anche la Danimarca non scherza.
Mentre ero in Danimarca ho preso il treno tra Copenhagen e Malmoe, sul Mare del Nord: semplicemente fantastico.
La tratta di bici più lunga che hai fatto?
175km, partendo relativamente tardi - verso le 10.00 del mattino.
Ero nella Loira: da Nevers a Orleans. Sono arrivato verso le 9.00 alla sera.
Una tratta memorabile?
Da Stettino (Polonia) a Berlino (160Km) in mezzo al NIENTE.
All’una del pomeriggio mi mancavano circa 100Km; ora il mio riferimento quando sono stanco e voglio mollare è: manca comunque meno di quella volta che all’una del pomeriggio mancavano 100km a Berlino.
Quali sport pratichi o hai praticato oltre alla bici?
Oggi pratico ginnastica a corpo libero e chalistenic.
Faccio regolarmente pugilato. Ho messo da parte l’arrampicata. E quando ci sei tu a spronarmi vengo a correre molto volentieri.
Che fai nella vita?
Lavoro al polo chimico all’Eni a Ravenna, e lì sono operaio.
Parallelamente, frequento l’università alla facoltà di Scienze Naturali.
Non dirmi che vai a lavoro in bici…
Sì. Mi sveglio intorno alle 6.00 del mattino, prendo la bici e faccio i 21km che mi separano dal luogo di lavoro.
Hai avuto un rapporto particolare con l’università…
L’idea di fare l'università mi è venuta alle superiori.
Lì, facevo il minimo indispensabile. E poi, a un certo punto viene pure fuori che sono disgrafico: ho problemi a scrivere.
Il mio grande sogno è lo spazio: per questo mi sono iscritto a Ingegneria Aerospaziale, incastrandomi con il lavoro che tutt’ora svolgo.
Studiando coi miei tempi, organizzando il mio lavoro sono riuscito a passare 8 esami su 11. Poi si è inceppato qualcosa. Ho capito che non era qualcosa per me. Mi sono sentito un pesce fuor d’acqua, d’improvviso.
La realtà è che mi sono sentito deluso da certi meccanismi dell’università, come i metodi didattici.
Ingegneria mi ha trasmesso una cosa bellissima: la curiosità, la volontà di capire le cose, la volontà di farmi domande.
È lo stesso meccanismo che mi guida ora.
Oggi vado avanti con Scienze Naturali, che nel tempo ha rivoluzionato il programma di studi… e ora la sento molto più vicino a me.
Ho sempre sognato di iscrivermi a Scienza Naturali.
Ora ho passato l’esame per entrare ad Antropologia: vediamo come andrà questa nuova avventura.
Che ruolo ha avuto la passione per la bike in questo processo universitario?
Ho superato parte del processo proprio a partire dalla bici.
Sono stato corretto sulla biomeccanica della pedalata. Andare in bici, voglio dire andare davvero in bici, non è semplicemente muovere le gambe su e giù. Un po’ come correre non è mettere un piede davanti all’altro.
Il periodo in cui la pedalata non era pronta è stato il periodo in cui i miei dubbi, pensieri erano maggiori.
Ho migliorato la pedalata ed è migliorato il resto.
Dove vedi il tuo futuro?
All’estero. Senza dubbio.
E quali progetti hai?
Ho intenzione di sfruttare l’opportunità della doppia laurea, e quindi mi sono iscritto ad Antropologia.
Il mio sogno è fare l’esploratore a tempo pieno: scrivere, fotografare, documentare, parlare con le persone.
Utilizzare i social per raccontare storie. Avere un’identità forte e riconoscibile nella community dei viaggiatori alternativi.
A cosa pensi quando pedali?
È un flow: i pensieri sono liberi.
Assecondo quello che avviene nel tuo cervello. O al limite, organizzo la mia vita. Il viaggio in Sudamerica l’ho pianificato andando al lavoro in bici.
Se vuoi seguire le avventure di Pio
Seguilo sulla sua pagina Instagram @francescopiomarasco e leggi i racconti delle sue avventure fuori di testa fatte da lui medesimo.
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Questa settimana ho ascoltato...
Wolf Alice. Molto divertente questa ragazza.
A presto!