72 ore (e una mezza maratona) a Madrid - pt. 1
Riassunto non esaustivo di 3 giorni nella capitale della Spagna
Ho corso la mia prima gara all’estero.
Visto che riassumere tutto nello spazio di una singola puntata è difficile, credo mi toccherà dividere il racconto di questa esperienza in due parti, una dedicata a raccontare in maniera non esaustiva la mia prima impressione di Madrid; una dedicata al racconto di una travagliata gara.
E allora via con il racconto di Madrid: una prima impressione, parziale, mutilata. Proverò a restituire nella maniera più fedele, pregnante - migliore? - possibile il mio affresco madrileno.
In un weekend di tante prime volte (per tanti motivi), è stata la prima volta per me in Spagna.
Come accade con qualsiasi luogo abbastanza vicino e in certo qual modo legato al proprio Paese di origine, credevo di conoscere la Spagna abbastanza bene, almeno indirettamente. Il mio rapporto con questo paese risale al 2020: tempi di COVID, e tra un decreto e l’altro mi sono imbarcato nell’impresa di provare a imparare lo spagnolo da autodidatta. Mi sono lanciato in un binge watching di serie Netflix spagnole, di qualità pessima, e dalle trame strampalate e assolutamente sconclusionate.
Confrontandomi con persone spagnole è emerso che queste serie sono dai locals iberici equiparate al nostro Un posto al sole - se possa fungere da rivalsa, credo che alla Spagna manchi qualcosa come Don Matteo: qualcosa, cioè, che incarni lo spirito più squisitamente e italicamente democristiano, il genius loci del borgo e del vivere lento, la complessità linguistica nord, centro, sud tutta condensata in un epicentro geografico (Gubbio), al centro delle mappe e delle narrazioni, ma con un tocco noir dato dall’incidenza di delitti efferatissimi tutti in un unico luogo.
Quando in realtà poi è il nord Italia immerso dalle brume a risvegliare gli istinti più violenti dell’italico volgo: e comunque a nessun italiano credo sia mai venuto in mente di assoldare una banda di criminali internazionali per assaltare un qualsiasi tempio del potere costituito.
A proposito di geografia e psicogeografia: Madrid è il centro della Spagna. Lo è a tutti gli effetti, fisicamente e spiritualmente: la città non fa nulla per nascondere la sua natura di centro politico e istituzionale di quello che fu uno dei regni più fieri, fiorenti, culturalmente contaminati e importanti d’Europa.
Se è vero che “tutte le strade portano a Roma”, Roma nella sua grandezza del suo Impero non ha mai avuto troppo tempo per ricordare a tutti i membri del suo impero che la via di casa loro, se percorsa nella direzione giusta, porta fino alle sponde del Tevere.
Non che non fosse importante per quei megalomani ricordare chi era che comandava, di tanto intanto - vedi episodi su cui si fonda la nostra religione.
Ebbene, Madrid all’opposto tiene a rimarcare che il cuore della penisola è proprio Puerta del Sol, con il suo kilometro zero, da cui ancora oggi si calcolano tutte le distanze stradali in Spagna.
La delicata storia di Spagna si rilegge nella pompa dei luoghi del potere, nell’aspirazione verso l’alto dei palazzi che sovrastano le vie centrali di Madrid, nella Gran Via, tra i viali del Retiro. Tutto ciò che sorge nel cuore pulsante di Madrid, tra Puerta del Sol, Gran Via, Tribunal, e Plaza de España deve colpire e ricordare al visitatore, spagnolo o straniero che sia, che è lì che si comanda.
Da quando Filippo II, successore di Carlo V - il regnante che nella prima metà del secolo decimosesto comandava “l’impero su cui non tramontava mai il sole” - decise di spostare la capitale del regno a Madrid, la città ha fisiologicamente dovuto cominciare a mostrare la sua nuova natura di capitale.
Fuori, c’è l’Escorial. Ma dentro c’è il palazzo reale, i giardini (sui laghi artificiali del Retiro, sotto al palazzo di Cristallo passano i pomeriggi i giovani madrileni), El gabinete de Historia Natural - oggi conosciuto come Museo del Prado - la statua equestre di Filippo III che domina Plaza Mayor, gli obelischi di Plaza de España.
Ci sono i luoghi del potere democratico (quello che noi in romagnolo, guardando il telegiornale, chiameremmo e gveran ledar, ossia il Parlamento), dopo che la corona ha subito, infine, il ridimensionamento a cui le monarchie assolute di tutta Europa sono presto o tardi andate incontro.
Ci sono i viali, ordinati, larghi, percorsi dai tram che vanno dalla stazione di Atocha in giro per l’intera capitale - Madrid è una città verde, il rapporto che la capitale ha verso i propri parchi, Retiro in testa, e verso un luogo magico come il Real Jardin Botanico è incredibile.
Ci sono i templi del futbol. Il Santiago Bernabeu dove la storia del calcio europeo è stata scritta da Di Stefano, Ronaldo il Fenomeno, Cristiano Ronaldo e Karim the dream Benzema; e il nuovo Metropolitano dove i colchoneros riaffermano l’orgoglio proletario con le bande biancorosse della loro camiseta.
E poi ci sono i luoghi più interessanti. Sono quelli che nascono all’ombra del potere, rifuggono il pallore borghese, affondano nelle radici più veraci della terra ispanica bruciata da sole e vento, e bagnata da fiumi di birra.
La Malasaña, Lavapies, Arapiles, Chueca: con i loro bar legnosi, le terrazze assolate prima, ombrose e ventilate poi. I tavoli dei pub, in quattro in piedi attorno a un piatto di tapas; i banconi fumosi, su cui anziani vestiti a festa (solo la domenica, il giorno di festa) ancora oggi discutono con furore davanti a una caña - che io ho sempre fieramente chiamato, sbagliando, cerveza.
Pur sbagliando, pur non suonando local, pur facendo ridere i camerieri con il mio accento ridicolo e la mia zeta muta mi sono fatto capire più o meno da tutti. Sono le serie Netflix ridicole che hanno sortito, infine, il loro effetto? O gli spagnoli, divertiti, sono stati troppo gentili per dirmi che non c’era una parola giusta, ma in fondo tra loro e noi italiani c’è intesa perché siamo tutti terroni d’Europa?
Questa è stata la mia prima impressione di Madrid. È parziale, non riesce sicuramente ad esaurire le impressioni che questa città splendida mi ha trasmesso. Spero di essere stato in grado di farvi provare almeno un po’ l’atmosfera di questa capitale meravigliosa.
A domenica prossima per la seconda puntata sul racconto della gara, la mezza maratona di Madrid.